“Sarò il papà di tutti”, ha gridato con ieratica passione il comico del movimento sociale cinque stelle. E dinanzi all’ultimo grande esempio di altruistica anzianità al servizio della politica, i pentastellati si sono uniti, stretti, in un brivido collettivo.
I più hanno pensato ad uno scherzo. In fondo, che cosa non farebbe un comico per far ridere? I pochi, invece, gli illuminati che hanno preso sul serio la decisione si sarebbero messi a piangere dalla commozione. Straordinario esempio di emozione legato al proprio stato civile: sono tutti orfani. Non stupiamoci. Quei pochi sono gli arditi della prima ora, i legionari del “vaffa”. Alzi la mano chi tra i grillini non si sente orfano di qualcosa, di un valore, di un principio, di una speranza, di un’illusione.
L’essere orfano è l’elica, il filamento del Dna con cui il popolo di “vaffa” in “vaffa” è cresciuto, diventato adulto, si è costruito una reputazione, mentre il genitore putativo invecchiava.
Come mastro Geppetto, il papà di Pinocchio, del burattino, anche lui ha plasmato una creatura. Ora orgoglioso si sente maturo per farsi chiamare Padre.
Auguriamoci solo che non si monti la testa da credersi anche la Fata turchina. Il Paese può sopportare il narcisismo del ragazzo di campagna, il superego dell’ex cavallerizzo di Arcore, ma non l’autoerotismo di un comico.