di Diego Novelli
Dal cerchio magico di Matteo Renzi in queste ore dopo il referendum, sono venute le più disparate letture, sul voto che ha visto una partecipazione alle urne tra le più alte degli ultimi vent’anni e una vittoria del “NO” che non lascia margini al dubbio sulle intenzioni degli elettori italiani.
Come abbiamo già scritto nelle ore della notte tra domenica e lunedì Nuovasocietà (nella sua edizione mensile) riserverà sul numero di gennaio un’ampia rassegna di analisi al fine di offrire una panoramica delle opinioni dei collaboratori del nostro giornale allargata a personalità del mondo culturale, politico e sociale.
Oggi dedichiamo questa breve nota ad uno dei più stretti collaboratori di Renzi, Luca Lotti, poiché la sua indicazione “sul da farsi del Pd”, dopo l’esito elettorale c’è parsa molto illuminante, per capire il livello intellettuale degli uomini che Renzi si è scelto per dirigere il primo partito italiano presente in Parlamento.
Che ha detto Lotti? «Tutto è iniziato con il 40% nel 2012. Abbiamo vinto con il 40% nel 2014. Ripartiamo dal 40% di ieri».
Questo scienziato della politica ritiene che il 40% dei voti favorevoli al Sì sia appannaggio personale di Matteo Renzi.
Peccato che gli istituti specializzati nelle analisi del voto hanno calcolato che dagli elettori del Pd è arrivato meno del 30%.
Al voto! Al voto, dunque.
Ma chi è questo Lotti?