di Moreno D’Angelo
Negli anni ‘60 la patria dei Beatles rappresentava una meta affascinante per tanti giovani stufi del grigiore italico.
Dopo cinquant’anni è ancora la Gran Bretagna la destinazione preferita dai tanti ragazzi che lasciano oggi l’Italia. Dopo di questa, destinazione per il 17,1%, tra le mete europee scelte c’è la Germania (16,9%) e la Svizzera con 11,2%, seguita dalla Francia (10,6%).
I report Istat rilevano un +15% complessivo nel flusso di persone che emigrano dal Bel Paese. Un trend silenzioso e inarrestabile a cui si aggiunge la tendenza di tanti anziani che scelgono mete come le Canarie o Capo Verde per vivere una serena pensione.
In questa tendenza emerge con preoccupazione il dato dei 23mila giovani (+13% rispetto al 2014), composto da laureati con più di 25 anni, che hanno abbandonato l’Italia. Cresce di meno, ma sempre in modo significativo e costante (+9%), la quota degli emigrati italiani con titolo di studio medio basso: un fiume umano che tocca quota 52mila. Nel complesso nel 2015 si sono registrate 102mila cancellazioni dall’anagrafe per l’estero di cittadini italiani, con un aumento del 15%, rispetto agli 89mila del 2014.
I dati Istat rilevano inoltre circa 23mila nati all’estero con cittadinanza italiana, di questi il 55% torna nel Paese di nascita, il 37% emigra in un Paese dell’Unione europea, il restante 8% si dirige verso un Paese terzo non Ue.
Infine si registra un ulteriore calo nei trasferimenti interni di residenza nel territorio (-2%). Nel corso del 2015 hanno cambiato città solo un milione 284mila individui. Il dato più basso in dodici anni. Un segno che indica anche come anche l’appetibilità economica di mete come il nord Italia o di realtà con redditi superiori non sia più così attraente. Meglio andare all’estero. Un fenomeno sociale preoccupante in costante aumento per il quale non si vedono all’orizzonte inversioni di tendenze. Un fattore grave per una nazione in cui alle difficoltà occupazionali si affianca un tasso di natalità tra i più bassi.