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sabato, 27 Luglio 2024

Lo stupro in Siria: orrore nell’orrore

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Nella complessità della guerra siriana che vede almeno tre fazioni principali, uno Stato (islamico), un regime e un Governo libero in un solo Paese, che conta oltre 250 mila morti di cui 13.313 bambini, tra i barili esplosivi, le torture del regime e le barbare esecuzioni dello Stato islamico si consuma un altro orrore, quello dello stupro. A subire violenze sessuali sono le prigioniere nelle carceri del regime siriano, quelle yazide nelle carceri dell’ISIS, quelle “libere” musulmane e non, considerate ad ogni modo “nemiche” dello Stato islamico, le siriane rifugiate nei campi profughi ma anche quelle rimaste nelle zone libere siriane. Lo stupro, insomma, sembra essere un’arma comune per le fazioni in guerra.
L’Osservatorio siriano per i diritti umani ha documentato 4.850 casi di stupro, di cui solamente 40 conosciuti attraverso la testimonianza diretta della vittima. La maggior parte, se sopravvissuta, non osa parlarne: in Siria, dire che si è subita una violenza sessuale, è considerata una vergogna per se stesse e soprattutto per la propria famiglia, oltre che costituire un divieto. Alcuni padri credono che tale disonore si possa cancellare solamente con la morte della figlia, come nel caso di Salma, venticinquenne moglie di un attivista siriano detenuta nel carcere centrale di Homs, dove ogni giorno subiva abusi sessuali da parte dei soldati dell’esercito di Assad.
Noor Khatibe, attivista siriana che, assieme al marito Saleh, raccoglie testimonianze di donne vittime di stupro nella Siria in guerra, e che a sua volta ha scontato dei mesi di prigionia per la sua attività antigovernativa, ha conosciuto Salma in carcere. Racconta che la ragazza aveva lividi e cicatrici sul corpo, le avevano rasato i capelli ed era in stato di shock. Sono trascorsi quindici giorni prima che Salma riuscisse a raccontarle la sua storia, prima che le dicesse che, violentata una prima volta, tutti gli altri soldati ne hanno approfittato senza sensi di colpa, perché il suo corpo era stato già violato da un altro.
Alcuni mesi dopo Salma è stata liberata ma la famiglia preferiva la sua morte alla vergogna di una figlia colpevole soltanto perché vittima, « se si tratta di onore, è un reato non perseguibile ». Khateeb ha affermato: « lo stupro è la violenza più importante da documentare perché, se le ferite delle torture scompaiono, quelle delle violenza sessuali rimangono per sempre”. Eppure è l’atrocità più difficile da registrare per gli attivisti siriani e probabilmente il vero numero delle vittime potrebbe raggiungere il doppio di quello raccolto dall’Osservatorio siriano.
Oltre agli stupri da parte di soldati del regime siriano vi sono quelli commessi dall’ISIS, legittimati dalla loro solita visione estremista della religione. Basandosi infatti su affermazioni di autorità religiose dell’Arabia Saudita i combattenti dello Stato islamico violentano le donne della parte “nemica”tranquilli che non costituisca un reato o, quantomeno, una colpa davanti a Dio. Non solo, secondo un parlamentare iracheno, lo stupro per l’ISIS costituirebbe un mezzo per fecondare più donne possibili, generatrici di futuri jihadisti. L’ISIS commette violenze sessuali anche contro le prigioniere yazide che, secondo Vian Dakhil, unica parlamentare yazida irachena, sarebbero almeno 5000 donne tra i 13 e i 56 anni. Alcune vengono prelevate per una o più notti con lo scopo di essere violentate dagli emiri dei jihadisti. Altre vengono vendute, sempre come schiave del sesso; il prezzo varia in base all’età e alla bellezza. Eppure, in questa guerra, le donne oggetto del sesso non sono sempre le vittime; ci sono quelle che, estremiste alla stregua degli uomini, convinte di guadagnarsi il Paradiso, si offrono ai comandanti dello Stato islamico.
A tal proposito il gruppo fondamentalista Ansar al Sharia recluterebbe, oltre che combattenti, anche donne destinate al così detto “sesso per il jihad”. Le donne tornano ad essere vittime di abusi sessuali anche da parte di alcuni combattenti del FSA; i coniugi Katheeb sono venuti a conoscenza di casi che hanno preferito far rimanere nel silenzio per paura di ritorsioni nelle zone libere. In effetti, dire che alcuni soldati dell’Esercito libero sono colpevoli di questo crimine macchierebbe ulteriormente la visione sull’opposizione moderata siriana da parte di chi conosce la rivoluzione in modo superficiale. E’chiaro che, se un gruppo combatte per un ideale onorevole quale quello della libertà, non tutti coloro che ne fanno parte sono degni di onore o sono persone classificabili come “buone”. L’abito non fa il monaco, questo si sa. Far calzare coercitivamente al monaco l’abito creato è però cosa comune.
Ad ogni modo è incontestabile che nella Siria odierna lo stupro sia divenuto abitudine, sia stato reso lecito, taciuto per vergogna e per costrizione, legittimato e, addirittura, annoverato tra gli atti che “beatificano”. È un crimine con più sfaccettature, con più scopi, strumentalizzato per più fini. Uno certo è l’acquisizione, l’affermazione e l’esercizio di potere alla stregua di un’arma che solo il fatto di essere impugnata fa sentire più forti, dà sicurezza nonché l’illusione di poter avere il controllo nella complessità di una guerra quale quella siriana.

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