Troppa attenzione da parte di televisioni e giornali, unita forse alla curiosità un po’ morbosa dell’Italia intera. Chiedono più riserbo da parte dei mezzi di comunicazione i familiari di Elena Ceste e così hanno deciso di denunciare i media per la troppa pressione mediatica che viene data al mistero riguardante la donna di Costigliole d’Asti, scomparsa il 24 gennaio e trovata morta il 24 ottobre non lontano da casa.
Un caso, quello di Elena, dove le piste a volte contraddittorie che si succedono dal giorno della sua sparizione non hanno portato a nessuna soluzione su chi possa essere l’autore dell’omicidio. Ora, a dieci mesi da quel tragico 24 gennaio, madre, padre e cognato vogliono più che mai vederci chiaro e sono stati ascoltati dai carabinieri del comando provinciale di Asti per sette ore con l’intento di cercare di far luce sui dettagli che potrebbero rivelarsi risolutivi. Assieme a loro, i legali Deborah Abate Zaro e Carlo Tabbia, che hanno affermato di non aver dichiarazioni da fare perché «siamo coperti dal segreto istruttorio».
«La famiglia Ceste rinnova a tutti, a cominciare dagli organi di informazione, l’invito a rispettare la persona di Elena nonché il dolore dei familiari, in attesa del risultato ufficiale delle indagini in corso – hanno detto gli avvocati, precisando che i familiari della Ceste – hanno deciso di intervenire attraverso la presentazione di denuncia avanti la competente Autorità Giudiziaria. L’appello al silenzio è rivolto anche al Comitato sorto in difesa di Elena Ceste».
Dello stesso avviso anche il sindaco di Costigliole d’Asti Giovanni Borriero, che a scritto in una lettera pubblica: «Pur condividendo il diritto di cronaca, prego di limitare la pressione mediatica per evitare ricadute negative in particolare per i figli di Elena». Questo non ha impedito ai cronisti di continuare a presidiare la casa che la Ceste condivideva con il marito Michele Buoninconti e i quattro figli.