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sabato, 27 Luglio 2024

Linguaggio di genere, Grippo (Pd): “Bene la delibera, ma persa un’opportunità per lavorare insieme”

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Giulia Zanotti
Giulia Zanotti
Giornalista dal 2012, muove i suoi primi passi nel mondo dell'informazione all'interno della redazione di Nuova Società. Laureata in Culture Moderne Comparate, con una tesi sul New Journalism americano. Direttore responsabile di Nuova Società dal 2020.

di Giulia Zanotti

Una delibera per diffondere il rispetto del linguaggio di genere tra i dipendenti comunali di Torino e gli organi politici. A firmarla la Giunta su proposta dell’assessore alle Pari Opportunità Marco Giusta il quale ha appunto proposto corsi di formazioni e informazione per diffondere la cultura del rispetto di genere negli atti pubblici e negli strumenti comunicativi del Comune.
Un’iniziativa che segna una continuità con la precedente amministrazione targata Pd, in quanto già la Commissione Pari Opportunità guidata da Laura Onofri aveva firmato lo scorso marzo un protocollo di intesa “Io parlo e non discrimino” assieme a Regione Piemonte, Consiglio Regionale del Piemonte, Università degli Studi e Politecnico. Ma che nel contempo non può non generare qualche polemica.
«Avevo depositato due mesi fa un atto di indirizzo per far sì che la giunta affrontasse la questione, ma non è mai stato calendarizzato. Poi scopro che l’assessore Giusta ha presentato una sua proposta di delibera» spiega la consigliera del Pd, Maria Grazia Grippo, che sulla tematica del linguaggio di genere lavora da anni. «E’ un percorso iniziato due anni e mezzo fa a fianco del presidente del Consiglio Regionale Mauro Laus, con il quale abbiamo lavorato per avviare un percorso per un linguaggio non discriminatorio».
«Bisogna far capire che quello che non si dice non esiste. E che utilizzare la versione femminile di molte parole non è solo una questione di moda o di estetica: sono parole della lingua italiana. Ed è giusto che ci sia la possibilità di sceglierle e usarle, e non rifiutarle solo perchè cacofoniche o mai utilizzate prima», racconta Grippo.
Insomma, un obbiettivo comune da parte di Giunta e Pd, rovinato nei modi. «Sono venuta a scoprire che l’assessore Giusta aveva preso il mio atto di indirizzo e lo aveva trasformato in una sua proposta. Sono contenta che si possa portare avanti un impegno per il linguaggio di genere, mi spiace solo per come ciò è avvenuto, non me lo sarei mai aspettato da un assessore con deleghe così delicate come quella alla Pari opportunità. Hanno mortificato il lavoro delle minoranze» continua Grippo con rammarico. «In questo caso non ci sarebbe dovuta essere nessuna divisione tra maggioranza e opposizione, è bene che certe per certe tematiche si lavori insieme, uniti».
Anche perchè la consigliera Pd alla prima cittadina di Torino riconosce un grande merito: «Se ci fosse stata la possibilità di dibattere la questione in Consiglio comunale avrei di sicuro reso onore alla rivoluzione culturale che Chiara Appendino ha fatto: semplicemente mettendo la scritta “sindaca” nei suoi manifesti elettorali l’ha resa una parola usata da tutti, ha influenzato i media, ha fatto sì che usare la forma femminile per un sindaco donna non fosse più una stranezza».
Per il resto la strada fare è ancora tanta: «C’è una nuova frontiera da solcare, come ci si indigna per la mercificazione del corpo femminile, ad esempio in una pubblicità, così si deve arrivare a una stessa consapevolezza che il linguaggio di genere non è solo un vezzo».

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