Si sente spesso dire che per frenare i flussi migratori bisognerebbe aiutare queste persone “a casa loro”. Il più delle volte si tratta solo di uno slogan, ma non è così per la Regione Piemonte che, fin dall’inizio di questa amministrazione, ha mostrato un concreto interesse per i temi della cooperazione internazionale, stanziando finanziamenti e assumendo un ruolo-guida nella definizione e messa in opera dei progetti.
A coronamento di queste attività, in questi giorni è stato firmato un accordo di collaborazione fra l’Ente regionale, nella persona dell’Assessora alla Cooperazione decentrata Monica Cerutti, il COP-Consorzio delle Ong Piemontesi e il Co.Co.Pa-Coordinamento Comuni per la Pace, rappresentati rispettivamente da Umberto Salvi e Roberto Montà.
«Il nostro obiettivo –ha evidenziato l’Assessora Cerutti, che ha anche la delega per l’Immigrazione- è quello di mettere a sistema la programmazione regionale in materia di Cooperazione decentrata collegandola anche alle politiche sull’immigrazione. Come Regione Piemonte possiamo fare la nostra parte in due modi: favorendo le politiche di integrazione e accoglienza dei migranti e progettando politiche di cooperazione con i territori africani. È su quest’ultimo fronte che operiamo con questo accordo. La vera sfida è favorire il cambiamento in Africa utilizzando gli strumenti della cooperazione decentrata». Inoltre la stessa Cerutti ha sottolineato l’importanza, esemplificata dall’accordo in oggetto, di coinvolgere la società civile rappresentata dalle Ong e le amministrazioni locali che da vent’anni, grazie al Co.Co.Pa, portano avanti programmi di partenariato internazionale, collaborando direttamente con le realtà locali dei territori beneficiari. La firma in calce al documento non è dunque una semplice dichiarazione d’intenti, bensì il suggello ufficiale a un’attività già in corso da tempo, che ha portato a maturare sinergie e collaborazioni fattive tra i rappresentanti delle istituzioni e gli operatori della solidarietà, in un’ottica di efficacia e oculatezza nella gestione delle risorse disponibili.
Per quantificare, nel 2016 la Regione ha incrementato le risorse portandole a 180.000 euro, circa il 60% in più dell’anno precedente, una cifra considerevole rispetto all’azzeramento totale dei fondi deciso dalla precedente amministrazione, che oltretutto ha avuto un effetto moltiplicatore, richiamando l’interesse di altri sostenitori istituzionali, quali le Fondazioni bancarie, lo stesso Governo e l’UE. Parlando a nome delle Ong, Umberto Salvi ha rimarcato l’importanza di sensibilizzare i nostri territori mettendoli in contatto con gli omologhi nel Sud del mondo, per cercare di bilanciare gli squilibri sempre più grandi che attraversano il pianeta, aggiungendo «da sempre il mondo della solidarietà e della cooperazione piemontese si caratterizza per la voglia di collaborare, di mettere a frutto sinergie e di valorizzare le reciproche specificità» non solo «rispetto ai progetti di cooperazione internazionale, ma anche sul tema delle migrazioni e delle iniziative educative fino a quelle culturali».
Un tema, quello della didattica, ripreso anche dall’Assessora Cerutti, che ha ribadito l’importanza di indirizzare tutti, ma in particolare le nuove generazioni, a una cultura di “cittadinanza mondiale”, aggiungendo come in un’ottica interculturale ed inclusiva le stesse associazioni di immigrati sorte qui da noi siano state coinvolte nella gestione dei progetti riguardanti le loro nazioni d’origine, anche nella prospettiva (per ora minimale) di eventuali rimpatri volontari.
Un’impostazione basata sulla collaborazione fattiva e allargata a competenze e ruoli diversificati perché, come ha sottolineato Roberto Montà, presidente del Co.Co.Pa, i problemi che si devono affrontare sono complessi e dunque richiedono soluzioni altrettanto complesse, ben diverse dalle semplificazioni apodittiche che spesso circolano a livello mediatico. Importante anche, ha evidenziato lo stesso Montà, la dimensione consortile del Coordinamento fra enti locali, che ha consentito di proseguire per due decenni nel lavoro di cooperazione a prescindere da eventuali difficoltà emerse nelle singole realtà, non ultimi i cambi di amministrazioni e amministratori. Un’attività quotidiana volta a prevenire quelle “emergenze” che tali non sono, in un’ottica di solidarietà che non nasconde i problemi, ma si attiva per risolverli ed evitare l’inasprirsi della conflittualità latente. L’accordo, ha quindi concluso Montà «è un segnale positivo, in un momento così difficile, in cui abbiamo bisogno di rilanciare le politiche di pace, di cooperazione internazionale e di accoglienza dei migranti per contrastare la violenza, il terrorismo e la miseria e continuare a lavorare per un mondo migliore, a partire dai nostri territori. Da oggi, grazie all’impegno dell’amministrazione regionale, abbiamo uno strumento in più»