«La visione del governo è una sola: attendere che il Consiglio di sicurezza Onu lavori un po’ più convintamente sulla Libia. La comunità internazionale se vuole ha tutti gli strumenti per poter intervenire. La forza delle Nazioni Unite è decisamente superiore a quella delle milizie radicali». A parlare è il presidente del Consiglio Matteo Renzi, che chiarisce: «Questo non è il tempo dell’intervento militare.
Sulla stessa linea di Renzi Angelino Alfano, che dopo aver convocato un consiglio d’emergenza con i vertici del Viminale, auspica a un intervento veloce delle Nazioni Unite. «Vogliamo restare nel quadro dell’Onu, al quale chiediamo di comprendere che la Libia è una vera e propria priorità», ha spiegato il ministro degli Interni. Favorevole il Pdl, con Berlusconi che rivendica il ruolo di opposizione responsabile («Non come la sinistra»).
Renzi e Alfano tentano così di placare le polemiche sorte dalle affermazioni “interventiste” dei giorni scorsi dei ministri degli Esteri, Paolo Gentiloni, e della Difesa, Roberta Pinotti. Di fronte all’avanzare della bandiera nera del Califfato, Gentiloni aveva affermato che l’Italia era pronta a fare la sua parte, lasciando ad intendere un eventuale entrata in guerra del Paese, mentre il ministro Pinotti si era detta decisa a inviare 5mila militari italiani in Libia.
Le razioni dell’opposizione erano state immediate. «Non spetta al governo decidere se entrare in guerra, ma ancora, secondo la Costituzione al presidente della Repubblica. Aspettiamo un monito dal presidente, anche piccolo piccolo, al bulletto di Rignano. No alla guerra» aveva attaccato subito Beppe Grillo. Il leader del M5s aveva poi irriso un’eventuale intervento dell’esercito italiano, paragonando il governo all’armata Brancaleone.
Simile la posizione di Matteo Salvini, che dai microfoni di Radio Padania ha messo in guardia l’esecutivo dal decidere un intervento armato prima di aver messo a punto una precisa strategia. «Il governo Renzi è pericoloso: parla di guerra a vanvera», ha tuonato il leader del Carroccio.
Decisa la reazione di Fratelli d’Italia, come chiarisce un intervento pubblicato sul sito dal suo segretario, Giorgia Meloni. « Basta subalternità alle decisioni straniere: l’Italia – avverte la Meloni – torni a difendere i propri interessi nazionali e chieda conto di questo disastro a chi lo ha causato».
Nel frattempo in Libia continuano i raid egiziani contro le roccaforti dell’Is. Nella notte, insieme all’esercito regolare libico, l’aviazione del premier e generale Al-Sisi ha condotto altri sette raid sulla città di Derna, nell’est del Paese, Bengasi e Sirte. Nonostante le autorità abbiano chiarito che ad essere stati presi di mira sono state solo obbiettivi dell’Is, sarebbero già a decine i morti e imprecisato il numero dei feriti. «Non c’è altra scelta, alla luce dell’accettazione da parte del popolo e del governo libico e il loro appello all’Egitto ad agire in questa direzione», ha spiegato il premier egiziano invocando una azione “corale” della comunità internazionale.