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giovedì, 5 Dicembre 2024

Liberi e Uguali: "Se il centrosinistra perderà non sarà per colpa nostra"

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Moreno D'Angelo
Moreno D'Angelo
Laurea in Economia Internazionale e lunga esperienza avviata nel giornalismo economico. Giornalista dal 1991. Ha collaborato con L’Unità, Mondo Economico, Il Biellese, La Nuova Metropoli, La Nuova di Settimo e diversi periodici. Nel 2014 ha diretto La Nuova Notizia di Chivasso. Dal 2007 nella redazione di Nuova Società e dal 2017 collaboratore del mensile Start Hub Torino.

Non poteva essere diversamente. Nell’atavica storia dei contrasti della sinistra italiana ormai è proprio un fosso quello che si è aperto tra il movimento guidato da Pietro Grasso e quello che viene ormai chiamato come il Partito di Renzi.
Questo è emerso anche oggi nel corso della presentazione dei candidati di Torino e Provincia di Liberi e Uguali presso il cinema Ambrosio, in cui tutti i suoi rappresentanti, a partire dal leader Nicola Fratoianni, capolista a Torino insieme a Giorgio Airaudo,  hanno respinto gli attacchi che li dipingono come possibili responsabili di un eventuale sconfitta elettorale del centrosinistra. «Se il Pd è passato dal 40 al 20% non è certo colpa di Liberi e Uguali, ma delle sue politiche berlusconiane, del job act, la buona scuola, aggiungendo che quella in corso è una brutta campagna elettorale ferma a slogan e polemiche che non consentono un serio confronto». E’ comunque la dichiarazione di Romano Prodi, verso cui tutti gli esponenti Leu mostrano grande rispetto, di appoggio al partito democratico che sembra aver lasciato più di un segno, come una sassata, in coloro che intendono ricostruire una nuova casa per la sinistra italiana e che non si riconoscono in quella che viene dipinta come la deriva renziana.

«Non siamo noi – aggiunge Fratoianni – la forza che aiuta la destra ma rappresentiamo l’unico alternativa alla destra portatrice di una pericolosa regressione culturale che continua a crescere. Siamo l’unico concreto baluardo possibile».

La ventata di orgoglio parla di grande attenzione da parte di tanti che ormai non sapevano più cosa votare non avendo più un chiaro punto di riferimento a sinistra.
Giorgio Airaudo, capolista per il Senato in Piemonte per Liberi e Uguali, parla delle responsabilità, per la notizia che ha fatto il giro del mondo, del bracciale per misurare i ritmi dei lavoratori di Amazon: «Non è tanto da imputare al colosso americano del commercio elettronico (che segue i suoi principi di business e redditività), ma va attribuita alle norme sul lavoro volute dal governo Renzi». Insomma per Airaudo il bracciale è figlio dello job act e per fermare queste derive non basta formulare appelli dopo che di fatto si è responsabili.
Il senatore Federico Fornaro non ha usato mezzi termini: «Il Pd si è slegato dalla sua storia e non esiste più, perché è diventato il PdR. In tal senso vengono poste come emblematiche e imbarazzanti, viste da sinistra, le candidature a Bologna di Casini o lo scontro modenese tra Cecilia Guerra (capogruppo al Senato di Articolo 1) e la Lorenzin. Così si è così davvero scavato un fosso tra noi e loro».
«Noi proviamo – conclude il senatore di LeU – a colmare un vuoto di rappresentanza che non ci faccia guardare con il torcicollo rivolto al passato i valori della sinistra ma reinterpretandoli, sperando di essere la sorpresa di queste elezioni senza venire schiacciati dallo scontro tripolare che assorbe i media», sottolineando infine come le candidature Leu siano competitive anche in quanto tutte espressione dei territori.

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