Nel mondo del lavoro esistono diverse opportunità, si può valutare il lavoro in qualità di liberi professionisti, aprire una ditta individuale, lavorare come freelance. Oppure si può valutare di intraprendere un’altra strada quella del lavoro dipendente o subordinato.
In questo caso, bisognerà trovare un’azienda o piccola media impresa che voglia assumere e cerchi determinate figure professionali.
Tra queste due tipologie di lavoro ci sono delle differenze sostanziali. La prima è sicuramente quella che riguarda il regime fiscale e il pagamento delle tasse. Infatti, sono molti coloro che hanno paura di mettersi in proprio dato che si dovranno pagare tasse e contributi in solitaria.
Però da diversi anni molti aspiranti lavoratori autonomi possono contare su un regime fiscale – quello forfettario – che consente di accedere a svariati vantaggi gestionali e a una tassazione agevolata; pertanto, qualora si volesse approfondire l’argomento suggeriamo di visitare siti specializzati su queste tematiche, vedi regime-forfettario.it, sia per sapere quali sono i costi annuali per una partita iva forfettaria sia per conoscere i requisiti necessari per aprirla.
Oltre al regime fiscale e al pagamento di tasse e contributi, possiamo evidenziare diverse differenze sostanziali tra lavoro autonomo e come liberi professionisti. Vediamo insieme quali sono le principali.
Lavoro subordinato o autonomo: le differenze operative
Tra le principali differenze ci sono sicuramente quelle operative. Infatti, le dinamiche di lavoro sono al quanto diverse tra dipendente e autonomo.
Un lavoratore subordinato si dedica a fornire una prestazione del suo lavoro, sia intellettuale sia manuale, sotto la direzione di un imprenditore, di un capo area, direttore (o comunque in linea generale sotto il comando diretto di una specifica realtà aziendale o imprenditoriale).
Al contrario, un lavoratore autonomo è un individuo che si impegna a realizzare un’opera o a fornire un servizio o la vendita di prodotti in cambio di un pagamento. Un autonomo deve dunque, sobbarcarsi da solo o insieme a dei dipendenti, oppure collaboratori, tutta la gestione dell’attività sotto il prospetto operativo e finanziario.
Stipendio o guadagni: le differenze di reddito
Un’altra differenza è rappresentata dal reddito che si può ottenere in qualità di dipendenti o di lavoratori autonomi. Ad esempio, un dipendente a seconda della posizione che ricopre, del livello che gli viene fornito da contratto, dell’attività o prestazione lavorativa che svolge e a seconda delle ore che impiega sul lavoro, riceve uno stipendio specifico. In genere, sul contratto il dipendente sa qual è la sua RAL annua.
La RAL annua è pressoché stabile, al massimo è possibile guadagnare leggermente di più di quanto concordato facendo degli straordinari, lavorando di notte o durante i festivi. Ma in linea generale lo stipendio ha una cifra più o meno fissa, a parte i mesi in cui si percepiscono integrativi quali tredicesima e quattordicesima (che però sono già inseriti nel conteggio della RAL annua).
Il lavoro in qualità di libero professionista, autonomo o imprenditore, invece porta a guadagni prevedibili ma non specifici o accertabili. Il guadagno dipende dalle vendite e dal numero di clienti che si riescono ad accogliere e dal tipo di servizi che si offrono o prodotti che si vendono. Inoltre, il guadagno reale si determina solo al netto del pagamento delle tasse, dei contributi, dei versamenti IVA (ove necessari) e così via.
Questo vuol dire che non è possibile riuscire a determinare quanto si guadagnerà in modo dettagliato, al massimo dopo il primo anno sarà possibile effettuare delle previsioni di guadagno.
Ore lavorative: le differenze tra autonomi e dipendenti
Infine, un’altra differenza da non sottovalutare è quella che determina le ore che bisogna lavorare. Un dipendente deve rispettare il contratto di lavoro. All’interno dei contratti (a seconda del CCNL applicato) bisogna sapere che sono segnalati: orario di lavoro; paga oraria; paga annua; ferie; permessi.
I contratti da lavoro dipendente per legge possono essere part-time (in questo caso si può lavorare dalle 16 alle 38 ore settimanali, in base al contratto) oppure possono essere full-time che indica un massimo di 40 ore settimanali (come previsto dalla legge italiana) che possono diventare non più di 48 ore mensili con gli straordinari.
Per quanto riguarda i lavoratori autonomi, invece, non ci sono ore di lavoro specifiche da rispettare. La legge non impone né un orario massimo né un orario minimo di lavoro da svolgere. Questo vuol dire che si potrà lavorare due ore al giorno, come 12 ore.
Naturalmente il consiglio, per gli imprenditori e liberi professionisti o autonomi, è quello di riuscire a stabilire un orario di lavoro specifico per preservare la propria salute e riuscire ad avere una vita soddisfacente e ben bilanciata con quella privata.