di Giusi La Ganga
Sulla legge elettorale Matteo Renzi si trova di fronte ad una vera e propria “alternativa del diavolo”.
È partito proponendo un sistema simile al vecchio Mattarellum, metà proporzionale e metà maggioritario (“rosatellum”, ma sarebbe meglio chiamarlo “russicum”, giacché è identico al sistema in vigore nella Russia di Putin). Proposta sensata, in quanto manteneva la possibilità per una forza politica del 35% di sfiorare la maggioranza e di garantire quindi la governabilità. Il meccanismo naturalmente presenta difetti in quanto garantisce alle segreterie dei partiti il controllo degli eletti.
Ma questo non interessa a nessuno e quindi non ne parlo. Il guaio di questa proposta è che solo alcuni partiti (Lega, PD, Cinque Stelle) hanno la fondata speranza di vincere nei collegi uninominali e quindi di ottenere una sovrarappresentanza. Tutti gli altri, Forza Italia in testa, hanno la certezza di una sottorappresentanza.
Questo è naturalmente il prezzo per la ricerca di una ragionevole governabilità.
E qui scatta l’offensiva di Berlusconi. Offre un aiuto parlamentare per il presente, garantisce l’appoggio per una fine rapida della legislatura, lascia sperare in un accordo per il dopo.
In cambio chiede che il sistema sia completamente proporzionale, come in Germania; anche se definire “tedesco” il sistema di cui si sente parlare mi sembra francamente osé. In Italia amiamo adottare sistemi altrui, ma adattandoli alle nostre esigenze e facendoli diventare dei “papocchi”, che del modello originario mantengono poco più del nome.
Renzi sembra accogliere di buon grado questa disponibilità, e repentinamente si mette al lavoro per un’intesa.
Al di là del giudizio politico che ognuno può dare, la cosa sembra avere un senso. La legge elettorale la concordano coloro che, presumibilmente, dovranno accordarsi per il governo dopo.
Il guaio è che un sistema elettorale così costruito determina la conseguenza che i partiti futuri alleati hanno la quasi certezza di non avere la maggioranza in Parlamento, giacché la trentina di seggi che guadagnerebbe Forza Italia sarebbero inferiori alla settantina che perderebbe il PD.
Ecco quindi l’alternativa del diavolo: mettere a repentaglio la futura alleanza facendo oggi una legge elettorale non gradita, o accontentare l’alleato di domani, mettendo a rischio i numeri e quindi l’alleanza medesima?
Inutile dire che ci sarebbe un’altra strada, terza rispetto a questo bivio. Mantenere una legge metà proporzionale e metà maggioritaria, ampliare il perimetro del centrosinistra al di là del solo PD, tentando così di raggiungere (o di avvicinare molto) la maggioranza parlamentare. E lasciare che solo dopo il voto, e solo in caso di stallo, si valutassero “convergenze repubblicane”, “maggioranze europee”, “unità nazionale” o comunque si potranno chiamare le formule per governare il nostro sfortunato Paese.