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sabato, 27 Luglio 2024

La Tari secondo Appendino: è per gli ambulanti l’unica promessa elettorale mantenuta!

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di Andrea Doi

Nel paese delle meraviglie di Chiara chi più inquina meno paga e, chi meno paga e più inquina, paga ancora meno. Questa è la sintesi della manovra sulla tassa rifiuti che si appresta ad essere approvata dalla maggioranza pentastellata a Palazzo Civico. Nei giorni scorsi il Movimento Cinque Stelle ha rivendicato a gran voce la rimodulazione delle tariffe della tassa rifiuti, che premia gli ambulanti e scarica l’aggravio conseguente interamente sul commercio fisso alimentare superiore ai 250 metri quadri. Non solo gli ipermercati, dunque, ma anche le superfici medie di prossimità, ormai entrate nel tessuto commerciale urbano, sono chiamate a pagare le promesse fatte in campagna elettorale.

I supermercati sono un bersaglio fin troppo facile per chi vuole affrontare in modo ideologico anche il tema dei rifiuti, eppure i dati analitici di rilevamento del coefficiente di inquinamento (vedi “Relazione Tecnica Rifiuti Urbani – 2017″) raccontano una storia diversa da quella che la maggioranza in Sala Rossa sta proponendo ai cittadini.

L’indice di produzione dei rifiuti del commercio fisso alimentare è di 60,9 chili di rifiuti prodotti a metro quadro in un anno. Quello di un banco al mercato alimentare è, invece, di 136,69 chili di rifiuti prodotti a metro quadro in un anno. La spiegazione è semplice: anche in superfici molto grandi gli esercizi commerciali organizzano una logistica di differenziazione dei rifiuti più efficiente di quella che può essere organizzata sui mercati in strada.

Del resto è molto frequente vedere a fine mercato piazze e viali ingombri di rifiuti abbandonati che per regolamento dovrebbero rimuovere i “mercatali” e che invece richiedono l’intervento di pulizia ben oltre l’ordinario. Ne consegue che il costo per la collettività sia più alto per i secondi che non per i primi. A conti fatti nel 2017 gli ambulanti che vendono alimentari pagheranno almeno l’8% in meno del 2016, mentre gli alimentari fissi subiranno un dolorosissimo +7%.

Ma non è l’ultima delle storture in questa vicenda. C’è da sapere, infatti, che la propensione al pagamento della tassa rifiuti degli ambulanti è al di sotto del 50%. Avete letto bene: un ambulante su due non paga la tassa rifiuti alla scadenza e non sempre le cose migliorano dopo l’intervento della riscossione coattiva dell’Equitalia torinese, ovvero la Soris.

Che gli ambulanti siano tra i pochi nel cuore della nuova amministrazione è confermato anche dallo sgravio del costo del suolo pubblico (Cosap), rivendicato proprio ieri durante il dibattito in Sala Rossa. Il “patto d’acciaio” tra Appendino e la categoria più movimentista che ci sia, è stato siglato dalla neo-sindaca e Pasquale Di Termini – già animatore della lista “Basta!” (quella con il simbolo del cappio) – durante il ballottaggio della scorsa primavera: fu proprio l’esponente dei Forconi torinesi ad accompagnarla tra i banchi di Porta Palazzo negli ultimi e decisivi giorni di campagna elettorale. L’intesa si è poi cementata con il congelamento dell’applicazione della direttiva Bolkestein, con il viaggio dell’assessore Sacco a Roma in occasione della manifestazione nazionale di categoria e con il progressivo avvicinamento del medesimo Sacco alle rivendicazioni del sindacato autonomo Goia.

In tutte queste scelte, però, non c’è soltanto la necessità di blandire una categoria amica, ma anche l’esigenza di mostrare i muscoli – mediaticamente parlando – nei confronti della tanto odiata grande distribuzione in prossimità di un annuncio shock: degli oltre 40 milioni di oneri di urbanizzazione (tra l’altro utilizzati per finanziare spesa corrente) quasi la metà deriverebbero dalla costruzione di nuovi supermercati, primo tra tutti quello che si realizzerà a 200 metri da Porta Susa all’interno della famigerata Ex Westinghouse.

Con buona pace del vicesindaco Guido Montanari….

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