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mercoledì, 4 Dicembre 2024

Tagli alle scuole Fism, l’appello dei consiglieri di minoranza: “Appendino ci ripensi”

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Giulia Zanotti
Giulia Zanotti
Giornalista dal 2012, muove i suoi primi passi nel mondo dell'informazione all'interno della redazione di Nuova Società. Laureata in Culture Moderne Comparate, con una tesi sul New Journalism americano. Direttore responsabile di Nuova Società dal 2020.

di Giulia Zanotti

Che la sindaca ci ripensi e garantisca i fondi per le scuole dell’infanzia paritarie. È questa la richiesta dei consiglieri comunali di minoranza dopo la presentazione del bilancio previsionale 2017 in cui è previsto un taglio del 25 per cento dei contributi alle scuole aderenti alla Fism, ovvero le scuole materne cattoliche e quella ebraica, che si vedrebbero le risorse decurate da 3 milioni a 2 milioni 250 mila euro.
Nell’appello firmato da Monica Canalis, Claudio Lubatti ed Elide Tise per il Pd, Silvio Magliano per i Moderati e Francesco Tresso della Lista civica per Fassino si sottolinea come «questa decisione ha un impatto drastico, incidendo su ben 55 scuole, su piú di 5.000 bambini, cattolici e non, e su un servizio educativo strettamente complementare a quello delle strutture comunali».
Non solo. «Appendino aveva dichiarato che eventuali tagli sui servizi essenziali sarebbero stati lineari, – precisano i consiglieri – mentre non toccano le scuole comunali, generando nei fatti una discriminazione tra i bambini che vanno alle paritarie e quelli che frequentano le comunali.
Tutto ciò sebbene il costo annuo sostenuto dalle casse del Comune per ogni bambino che va alle paritarie sia un decimo di quello sostenuto per il bambino che va alle comunali: 600 euro all’anno contro 6.000)».
A rischiare di farne le spese, dunque, i bimbi ma anche il personale che ci lavora: «Tra i 5.000 bambini ci sono quote significative di bambini stranieri e disabili, per i quali la scuola dell’infanzia rappresenta uno straordinario veicolo di integrazione. Chiederemo il ripristino delle risorse per garantire la certezza di questo servizio alle famiglie torinesi e ai 500 lavoratori».

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