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lunedì, 11 Novembre 2024

La storia di Anna: da una vita agiata al terrore dello sfratto

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Nuova Società nasce nel 1972 come quindicinale. Nel 1982 finisce la pubblicazione. Nel 2007 torna in edicola, fino al 2009, quando passa ad una prima versione online, per ritornare al cartaceo come mensile nel 2015. Dopo due anni diventa quotidiano online.

Anna Sini fino a pochi anni fa aveva una casa, una famiglia, un lavoro sicuro. Ora rischia di rimanere in mezzo ad una strada. Il suo è l’ultimo degli innumerevoli casi di persone corrono il pericolo restare senza un posto dove vivere o lo perdono definitivamente. Siamo a Torino, capitale degli sfratti.
Stamattina davanti al portone di via Ormea 12 si è radunata una cinquantina di persone. Sono i militanti dello Sportello Casa San Salvario, aiutati da quelli del Collettivo Prendocasa del centro sociale Askatasuna, dello Sportello Casa del centro sociale Gabrio e dell’ex Moi. Assieme ad Anna aspettano l’arrivo dell’ufficiale giudiziario che oggi ha fatto sapere che passerà per rendere lo sfratto esecutivo. E’ già il quinto avviso, il ché significa che le probabilità che la donna perda la casa sono alte. E con lei i figli di 14, 18 e 25 anni, due maschi e una femmina.
La vicenda di Anna è emblematica. Separata dal 2009, assieme al marito ha perso l’impiego poiché lavorava con il consorte. Il Tribunale stabilisce che l’uomo deve versarle mille euro per il mantenimento suo e dei figli (due dei quali allora minorenni), oltre a pagare il 50% delle spese mediche, scolastiche ed extra scolastiche e dell’affitto, fino a quando Anna non troverà un nuovo lavoro. Ma le difficoltà iniziano presto. «Il mio ex marito ha pagato gli alimenti per otto mesi, poi solo più l’affitto fino a maggio 2012, dopo neanche più quello». Con il figlio maggiore che lavora saltuariamente e solo nei week end come barman e lei ancora disoccupata non riesce più a dare ai padroni di casa i 300 euro di affitto. «A maggio 2012 abbiamo ricevuto il primo avviso di sfratto, poi ci sono stati quelli di aprile, giugno e settembre – racconta la donna – l’assistente sociale che mi segue è riuscita a farmi rimanere in casa e i ragazzi dello Sportello Casa San Salvario (una ventina di militanti che si occupano di casi come il suo nel quartiere) mi stanno dando una mano».
Anna ha chiesto all’Atc una casa popolare. «Non sono neanche stata messa in lista d’attesa perché risulto morosa – dice – come se fosse colpa mia che il mio ex marito non paga quanto deve». La donna, ora, ha trovato un nuovo lavoro part time. Fa da baby sitter a due bambini e guadagna 600 euro al mese. «Sono pochi, non bastano certo per dar da mangiare a quattro persone e pagare un affitto» afferma. Ora lei ha fatto ricorso chiedendo nuovamente un’abitazione Atc e la pratica è sospesa da luglio. «La questione va risolta e subito. Anna ha diritto a quella casa popolare e noi ci muoveremo per aiutarla» conclude Francesco dello Sportello Casa San Salvario.
Poco prima di mezzogiorno, è arrivata la notizia della sopensione dello sfratto dall’ufficiale giudiziario che l’aveva intimato. Tutto rimandato al 28 gennaio. Si prende fiato, ma non è certo la soluzione. Solo una parentesi di speranza in un tempo che ora è paura di rimanere senza un tetto sopra la testa.

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