20.4 C
Torino
sabato, 27 Luglio 2024

Caso Cancellieri, Renzi: “Serva le istituzioni dimettendosi”

Più letti

Nuova Società - sponsor
Redazione
Redazione
Nuova Società nasce nel 1972 come quindicinale. Nel 1982 finisce la pubblicazione. Nel 2007 torna in edicola, fino al 2009, quando passa ad una prima versione online, per ritornare al cartaceo come mensile nel 2015. Dopo due anni diventa quotidiano online.

Dimissioni. È questo il leitmotiv, anche se Anna Maria Cancellieri è protetta dal duo Enrico Letta-Giorgio Napoltano.
Insomma il ministro della Giustizia è in una botte di ferro. E pare scontato che non verrà buttata fuori dal Parlamento mercoledì quando si voterà la sfiducia. I dati non sono ancora certi, ma da che il Partito Democratico era compatto per il passo indietro della Cancellieri, ora, tanto per cambiare, la confusione torna a regnare sovrana.
Ma ecco spuntare il giovane Matteo Renzi, l’asfaltatore, ringalluzzito dagli esiti dei congressi che lo hanno dato vincitore, dice la sua sull’argomento ormai cult: la Cancellieri. «Ha perduto quel prestigio e autorevolezza che sono necessarie alle funzioni del ministro della Giustizia. Io – ha aggiunto – se fossi in Parlamento chiederei al mio gruppo di votare per le dimissioni della Cancellieri però il gruppo farà quel che decide la maggioranza».
«La stessa Cancellieri – secondo Renzi – sa che a volte si fa un servizio alle istituzioni facendo un passo indietro. Per me si dovrebbe dimettere prima del voto di sfiducia. Un ministro della Giustizia non chiama la famiglia degli arrestati il giorno stesso degli arresti dicendo che non è giusto. Se fai il ministro della Giustizia non dici che non è giusto che ci siano gli arresti».
«Va smontata – aggiunge – la Repubblica degli amici degli amici, per cui io conosco la famiglia Ligresti, allora intervengo e comunque mantengo i rapporti, e questo vale non solo per il ministro della giustizia ma per le autorità di garanzia, per chi doveva controllare negli anni passati che Fondiaria non diventasse il bancomat di famiglia».
Ora la palla è passata al Pd. Chissà se riuscirà a prendere una decisione coerente. Certo è che dopo quanto stabilito dalla riunione di ieri tra i due pubblici ministeri titolari dell’inchiesta Fonsai, Vittorio Nessi e Marco Gianoglio, con il procuratore capo di Torino, Gian Carlo Caselli, secondo cui non sussistono reati imputabili alla guardasigilli, la possibile sfiducia potrebbe traballare.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

 

- Advertisement -Nuova Società - sponsor

Articoli correlati

Nuova Società - sponsor

Primo Piano