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sabato, 27 Luglio 2024

La pedopornografia arriva in Italia con i manga

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di Bernardo Basilici Menini

La piaga della pedopornografia è un nemico dichiarato in Occidente. La guerra contro gli utenti web che inseriscono o fruiscono di materiale pornografico che ritrae bambini è costante. La rete di controllo è forte, ma non assoluta. Ed è così che tra i nodi della sua maglia alcuni contenuti riescono a filtrare. Il caso in questione è quello dei siti porno, dove, tra i milioni di video presenti nei database e tra le migliaia aggiunte giornalmente dagli utenti, qualcosa scappa.
Un fatto, questo, a cui i provider dei maggiori siti pornografici dedicano molta attenzione: avendo spesso server in stati occidentali e muovendosi nell’ambito della totale legalità, la presenza di contenuti vietati per legge potrebbe portare a conseguenze molto forti. Diverso è il caso di siti minori, sconosciuti ai più, dai contenuti per utenti con gusti “particolari”, e magari con server al di fuori del mondo occidentale. Ed è questo il caso dei siti porno hentai anime, cartoni animati pornografici di origine giapponese.

Come risaputo, nel paese del sol levante i controlli sui materiali pedopornografici sono di per sé scarsi rispetto agli standard occidentali e la sorveglianza assume dimensioni ancora più ridotte per quanto riguarda appunto agli anime, fumetti o cartoni animati che siano. Ed è proprio dal Giappone, dove il possesso non è perseguibile, che vengono caricati online cartoni animati pedopornografici. Spesso vengono caricati su siti specializzati in anime hentai, fruibili anche nel resto del mondo. In questo modo, materiale categoricamente illegale diventa disponibile in Italia. Uno dei portali più grandi è al contempo uno dei portali con le falle nel controllo più ampie. Stiamo parlando di Hentaihub.

Non serve cercare con attenzione per trovare materiale illecito. Già sulla home page del noto sito pornografico si possono trovare cartoni animati i cui protagonisti sono bambini. Non ragazzi, né le famose “Lolite”, spesso presenti nella pornografia giapponese. Ma bambini in età prepuberale, ritratti in scene di sesso completo, e talvolta estremo, violento, con adulti. Per la maggior parte i protagonisti sono bambine, anche se non sono esclusi casi in cui il rapporto ritratto coinvolge minorenni di sesso maschile. Ad aggravare il tutto, alcune delle pubblicità presenti sul portale invitano l’utente ad andare su siti che contengono video di ragazzine.

Indubbiamente minorenni. Reali, non cartoni animati. Non è difficile capire come questi contenuti riescano a finire su siti visibili in Italia, dove ogni forma di materiale pedopornografico è fortemente proibita e dove il suo possesso comporta pene molto severe. Anzitutto, malgrado i contenuti, il sito è permesso nei confini della penisola, perciò la sua sola presenza è considerata legale. Ovviamente non si tratta di una stranezza, data l’enorme quantità di siti porno visibili in Italia. Il problema è l’enorme mole  di materiale caricato ogni giorno sul portale, che rende difficile un suo controllo. A rendere i monitoraggi molto difficili concorrono tutta una serie di fattori, incluse le procedure di caricamento. Parliamo infatti di portali con server all’estero, spesso in Paesi dove i controlli sono minimi e la tolleranza per reati informatici è molto ampia, labile.

Ogni utente può aggiungere materiale, sotto responsabilità propria, su cui il sito deve vigilare. Ma gli utenti sono sparsi in giro per il mondo e anche se il portale facesse tutte le verifiche necessarie, uno volta individuata la persona che ha aggiunto materiale illecito, le procedure per perseguirla penalmente sarebbero molto difficile. Quindi, i video vengono inseriti da utenti sparsi per il mondo su server stanziati dall’altra parte del mondo, per poi comparire su portali, come Hentaihub, permessi in Italia. Qui le azioni di controllo e sanzione sono lunghe e difficile. Anzitutto perché la polizia postale, al contrario di quanto si possa pensare, richiede procedure particolarmente farraginose per le segnalazioni degli utenti, che non possono avvenire né velocemente né in anonimo. Secondariamente, la stessa polizia postale non ha a disposizione i mezzi necessari: qualora infatti ravvisi la presenza di materiale pedopornografico, non può disporre il sequestro del sito, data la presenza estera dei server. Deve quindi partire un’inchiesta e il successivo iter giudiziario, che, dopo un lasso di tempo in cui i contenuti illeciti sarebbero persi o eliminati, dovrebbe portare alla schermatura del sito, esattamente com’è successo per i siti di streaming illegali, come Rojadirecta.

Insomma, tutta una lunga serie di fattori intricati apre buchi nella maglia della sicurezza web. Così contenuti proibiti entrano e girano liberamente online, sono accessibili a chiunque digiti su internet e sono estremamente difficili da rintracciare ed eliminare. Così la pedopornografia, malgrado tutte le precauzioni possibili, continua a sopravvivere.

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