di Giorgio Merlo
Il dibattito attorno al recente referendum sulle trivelle – prima e dopo la sua celebrazione -, come ormai tutti sappiamo, e’ ruotato esclusivamente sul raggiungimento del fatidico quorum. Cioè, in sostanza, attorno alla partecipazione, all’astensionismo e alla disaffezione nei confronti del voto.
Non voglio riepilogare i termini del confronto perché ormai sono noti a tutti. C’e’, pero’, un punto attorno al quale vale la pena soffermarsi senza ripetere le litanie che abbiamo ascoltato in queste ultime settimane. E la domanda da farsi, credo, e’ molto semplice: propagandare l’astensione dal voto, in un clima di perdurante e massiccia antipolitica, accresce la nostra democrazia e può contribuire a ridare credibilità e fiducia alle nostre istituzioni?
Perché, alla fine, il punto e’ questo. Nessuno, come ovvio, mette in discussione la possibilità e l’opportunità di predicare l’astensionismo elettorale. Soprattutto quando si e’ chiamati a votare per un referendum dove e’ previsto il quorum per poter essere valido. Ma alimentare, seppur per nobili motivi politici e convenienze contingenti, l’astensione dal voto rischia oggettivamente di ridurre la partecipazione politica ed elettorale ad un fatto saltuario e del tutto opinabile. Ecco perché, almeno a mio parere, ritengo utile riproporre 3 elementi che considero decisivi per ridare qualità alla nostra democrazia e rilanciare la credibilità delle nostre istituzioni.
Innanzitutto la partecipazione elettorale non può mai essere messa in discussione o, peggio ancora, derisa e ridicolizzata dopo la consultazione. Sia essa referendaria o politica. E questo per il semplice motivo che partecipare alle elezioni significa anche riconoscersi nella cittadella democratica e nel perimetro delle nostre istituzioni. Astenendosi, alla fine, si rinnega a priori il tessuto democratico e istituzionale che ti circonda.
In secondo luogo credere e costruire la partecipazione significa anche innescare e favorire l’impegno pubblico. Sia esso politico, sociale, culturale o religioso. Mai come oggi i partiti vivono una stagione di caduta della partecipazione e di screditamento del loro ruolo. Una sorta di quasi cronica delegittimazione. Una ragione in più, quindi, per rilanciare l’importanza della partecipazione e la credibilità degli strumenti che teoricamente ne sono l’architrave. Cioè i partiti. In ultimo, un paese dalle fragili fondamenta democratiche non può tollerare a lungo un clima di strisciante antipolitica. Astensionismo elettorale, disaffezione verso la partecipazione, attacco ai partiti, rifiuto della militanza e contestazione strisciante delle varie istituzioni alla fine mina alla radice la democrazia e la indebolisce. Con quale alternativa?
E’ abbastanza semplice la risposta. Con la riduzione degli spazi democratici e la concentrazione del potere nelle mani di poche persone. Dunque, approfondire il tema dell’astensionismo elettorale non significa perdere tempo sulla contingenza politica o limitarsi a commentare i comportamenti e le decisioni di singoli politici. Parlare di questi temi significa discutere sul futuro della nostra democrazia, sulla credibilità delle nostre istituzioni e sulla importanza della nostra politica.