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sabato, 27 Luglio 2024

La multipolare guerra contro l'Isis. La Gran Bretagna bombarda, la Turchia si schiera

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Nuova Società nasce nel 1972 come quindicinale. Nel 1982 finisce la pubblicazione. Nel 2007 torna in edicola, fino al 2009, quando passa ad una prima versione online, per ritornare al cartaceo come mensile nel 2015. Dopo due anni diventa quotidiano online.

Non si ferma la guerra contro l’Isis e il suo cosiddetto Califfato. Un conflitto che si conferma, nel suo complessivo disordine, agitato da tanti e diversi soggetti, aventi finalità e interessi differenti nella battaglia armata irachena e siriana. I caccia della Gran Bretagna hanno inaugurato la loro partecipazione bombardando, i carri armati della Turchia si sono posizionati sulla frontiera siriana, l’aviazione del governo d’Iraq sta attaccando a sud di Baghdad e un gruppuscolo islamista dell’Egitto ha annunciato la sua alleanza con il Califfato, definendosi “costola egiziana” dell’Isis. Iraq e Siria, realtà sempre più di guerra.
Per la prima volta anche i caccia della Royal Air Force britannica hanno bombardato postazioni dell’Isis, nel nord dell’Iraq. Gli aerei della regina Elisabetta hanno colpito nei pressi di Mosul. Sarebbero nove i miliziani dell’Isis uccisi. La Turchia ha schierato decine di suoi tanks a ridosso della frontiera con la Siria, non lontano dalla città curda siriana di Kobane, bersaglio di una sanguinosa offensiva targata Isis. Il governo dell’Iraq ha invece bombardato nell’area di Jurf Al Sakher, realizzando una sessantina di morti. Nel frattempo l’Isis ostenta una nuova alleanza, quella con un nuovo gruppo che si definisce Jund al Khilafah Kinana (I soldati del Califfo in Egitto).
La reale novità sul tavolo si è però consumata sul podio dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite, a New York: il ministro degli Esteri siriano, Walid al Muallem, è intervenuto ed ha ribadito il favore del suo governo “per ogni sforzo internazionale che ha lo scopo di combattere il terrorismo”. Ma la variopinta coalizione capitana da Barack Obama non sembra disponibile ad alcun genere di apertura nei confronti del presidente della Siria, Bashar al Assad.

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