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sabato, 27 Luglio 2024

La casa di Gramsci diventerà un hotel di lusso. Tranfaglia: "Scelta discutibile"

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Redazione
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Il palazzo di piazza Carlina 5, nel pieno centro di Torino, viene ricordato per essere stato l’abitazione di Antonio Gramsci negli anni tra il 1914 e il 1921, oltre che la redazione del giornale “Ordine Nuovo” da lui diretto.
Ora, però, lo storico edificio è destinato ad avere un utilizzo e frequentazioni radicalmente differenti dal passato: in queste settimane fervono infatti i lavori per trasformarlo in un hotel di lusso.
L’albergo verrà inaugurato tra maggio e giugno e conterà 160 stanze dislocate su cinque piani, con tanto di piscina, aree per il fitness e ristorante. Si salveranno dalla ristrutturazione solamente tre piccole stanze in cui Gramsci si riuniva con la redazione di Ordine Nuovo che, con l’apertura dell’hotel, saranno destinate a iniziative di carattere politico e culturale.
L’imminente cambio di destinazione del palazzo fa però discutere, a partire dalla scelta del nome: l’albergo verrà infatti intitolato “Hotel Gramsci” in omaggio all’intellettuale e militante comunista che vi abitò. Una decisione che non è piaciuta alla catena spagnola Ns Hoteles (che assieme a Intesa San Paolo e Credito Valtellinese ha finanziato la restaurazione dell’edificio), la quale avrebbe preferito dedicare l’hotel a figure storiche torinesi più “tradizionali” e meno esposte, ma che ha sollevato le perplessità anche di molte altre persone.
Tra queste lo storico Nicola Tranfaglia, che espone i propri dubbi dicendo che «Con la crisi economica attuale la città di Torino non ha certo problemi di spazio e la scelta di costruire un hotel di lusso si poteva far facilmente ricadere su un’altra sede del centro storico». E sulla scelta del nome aggiunge: «Le due società immobiliari e il Comune di Torino avrebbero potuto fare una scelta migliore. Gramsci è riconosciuto a livello internazionale come grande pensatore che ha lottato tutta la vita per un miglioramento delle condizioni delle classi subalterne; intitolargli un hotel di lusso è una decisione quantomeno opinabile».
Le polemiche però si indirizzano anche contro le politiche di gestione del patrimonio pubblico da parte del Comune, che negli anni ’70 acquistò il palazzo per farne delle case popolari. L’esperienza si chiuse però dopo una ventina di anni, cui è seguito un lungo periodo di abbandono terminato con la vendita dell’edificio e l’avvio del cantiere che lo trasformerà in hotel. La stessa palazzina è stata infatti “segnalata” la settimana scorsa durante il corteo regionale per il diritto alla casa: un gruppo di attivisti vi si è arrampicato per esporre dal balcone uno striscione con scritto “la casa non è un lusso” e denunciare le politiche di svendita del patrimonio pubblico da parte del Comune, oltre che la destinazione sfarzosa cui l’edificio è ora destinato.

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