Ventisei morti e 240 feriti. Questo il bilancio degli scontri avvenuti ieri sera tra polizia e manifestanti filoeuropeisti in piazza Maidan Nezalezhnosti, a Kiev. Secondo alcune voci, inoltre, 19 tra le vittime sarebbero state freddate da colpi di arma da fuoco. Le violenze hanno avuto inizio alle 18 di ieri pomeriggio, 17 ora italiana, cioè quando allo scadere dell’ultimatum imposto dal presidente Viktor Yanukovich affinché i manifestanti abbandonassero le loro postazioni, le forze dell’ordine hanno iniziato il loro assalto alla piazza simbolo di questa rivolta antigovernativa.
Sfocia così nel sangue la protesta che da oltre due mesi sta infiammando l’Ucraina a causa della decisione improvvisa del premier Yanukovich di interrompere le trattative per la firma di un accordo di associazione con l’Unione Europea a favore di un avvicinamento con la Russia di Putin.
Di fronte a tanta violenza, immediate le reazioni della politica internazionale, in primo luogo europea. Tra le voci che si accavallano indignate in queste ore, spicca quella di Jose Manuel Barroso, presidente della commissione Ue. «Ci aspettiamo – ha affermato Barroso – che sanzioni mirate contro i responsabili delle violenze e dell’uso eccessivo della forza possano essere concordate urgentemente dagli Stati membri, come proposto dall’Alto Rappresentante per la politica estera Ue, Catherine Ashton».
E Lady Catherin Ashton conferma con un comunicato le parole del presidente, informando che proprio in questo momento l’Unione europea sta valutando l’ipotesi di imporre pesanti sanzioni ai responsabili di questa carneficina.
«Saranno esplorate tutte le possibili opzioni – ha avvertito l’alto rappresentante per la politica estera e la sicurezza – Comprese misure restrittive nei confronti di coloro che sono responsabili della repressione e delle violazioni dei diritti umani».
Per domani, inoltre, è stata indetta una riunione straordinaria del Comitato politico e di sicurezza dell’Ue, oltre a un consiglio straordinario dei ministri degli esteri dei paesi membri.
E mentre l’intero establishment mondiale, da Washington all’Eliseo fino a Piazza San Pietro, grida il suo stop alle violenze, dall’altra parte della barricata la Russia urla al colpo di stato, chiedendo perentoriamente ai leader dell’opposizione che la piazza deponga le armi.
Dal canto suo, il leader Yanukovich non sembra intenzionato a fare mezzo passo indietro, neanche di fronte alle scene apocalittiche che da ieri pomeriggio hanno fatto il giro del mondo. «I leader dell’opposizione non hanno considerato il principio democratico secondo cui si ottiene il potere con le elezioni e non nella strada – ha affermato il premier in un messaggio alla nazione pronunciato mentre piazza Maiden era ancora a ferro e fuoco – Hanno passato i limiti chiamando la gente a prendere le armi. C’è una eclatante violazione della legge, e i colpevoli compariranno davanti alla giustizia». Nel frattempo per la giornata di domani è stata proclamato lutto nazionale in Ucraina.
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(Alessandra Del Zotto)