#iorinuncio. Davide Bono, consigliere regionale del Movimento 5 Stelle, lancia l’hashtag per chiedere l’annullamento del vitalizio per la sua categoria. «Se tutti i consiglieri (che sono 60, ndr) di Palazzo Lascaris seguissero il nostro esempio la Regione risparmierebbe complessivamente 62,5 milioni più altri tre di indennità di fine mandato» fanno sapere i grillini.
La proposta appare una grande novità, proclamata a gran voce come del resto gli esponenti del M5s sono soliti fare, ma nei fatti non lo è. Qualche giorno fa, infatti, fu Eleonora Artesio di Federazione della Sinistra a chiedere di ridurre lo stipendio ai consiglieri di Palazzo Lascaris, ma solo Monica Cerutti, di Sinistra Ecologia Libertà assicurò che avrebbe votato sì. Bono, che non ha preso parte al voto, ritiene che una norma non sia necessaria e che, come lui rinuncerà al vitalizio, così possono farlo gli altri 59 consiglieri per cui, promette, ha già preparato delle lettere.
Ma come funziona l’annosa questione della pensione a vita dopo l’elezione in Regione? Ogni consigliere ce l’ha garantita, purché sia rimasto almeno cinque anni nelle stanze di Palazzo Lascaris. In caso contrario, però (e qui il pensiero corre all’attuare legislatura guidata dal leghista Roberto Cota), si è rimasti in Consiglio un minimo di 30 mesi (meno di tre anni), si può continuare a versare i contributi e ottenere così il vitalizio. E non si parla certo di briciole: si va dai 2089 euro lordi al mese ai 7560 euro lordi, in base a quanto tempo è durato il proprio mandato.
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