Vladimir Luxuria è Direttrice del Lovers Film Festival di Torino. Con lei abbiamo parlato del futuro della rassegna, ma anche del cinema vista l’emergenza Coronavirus.
“Nell’assumere l’incarico di direttrice del Lovers Film festival di Torino aveva dichiarato: “Lavorerò con entusiasmo e senso di responsabilità per un Festival che, grazie al linguaggio del cinema, riesca ad aprire le menti e a riscaldare i cuori”. Come si traduce oggi questo senso di responsabilità?
“La mia responsabilità, oggi, è fare i conti con la situazione sanitaria del paese e in particolare con quella di Torino dove i dati non sono cosi rassicuranti. Certamente, in questo momento di emergenza il senso di responsabilità impone di non mettere a rischio la salute di nessuno o di non andare contro le regole. Essere responsabile in questo momento vuol dire anche essere realista e cioè pensare ad una versione realizzabile del Festival”.
A seguito della drammatica situazione determinata dall’emergenza Covid19, la prossima edizione del Lovers Film Festival, che avrebbe dovuto svolgersi a Torino dal 30 aprile al 4 maggio, è stata rimandata a data da destinarsi nel 2020. Avete già un piano B?
“Come dicevo, abbiamo dovuto reinventare il festival, perché nessuno di noi voleva rinunciare all’edizione 2020, nessuno era pronto a rinunciare al lavoro di un intero anno. Nei giorni in cui era previsto il festival, ci saranno cortometraggi in anteprima mondiale, non in sala ma online. Abbiamo deciso di mettere in piedi anche una rassegna di film delle edizioni precedenti, con contributi extra di artisti e registi.
In autunno, poi, se ci saranno le condizioni per riaprire le sale, nel rispetto delle giuste distanze e delle precauzioni necessarie, daremo spazio alle pellicole che ci sono arrivate. Dobbiamo essere presenti e resistenti, la cultura deve reagire e sopravvivere, stiamo continuando a lavorare anche per poi tornare, secondo la tradizione del festival, nel 2021”.
Cinema e cultura erano già settori in difficoltà, quali misure si aspetta vengano messe in atto per sostenerli?
“Abbiamo bisogno di misure concrete non di slogan. Non basta dire se e quando i cinema potranno riaprire, occorre fronteggiare l’impatto economico che ci investirà inevitabilmente. Se tra una proiezione e l’altra bisognerà sanificare gli ambienti, diventerà difficile gestire il tutto sia in termini di tempi che di risorse. Abbiamo bisogno benzina, e dunque di investimenti e della macchina, di strutture e infrastrutture fisiche adeguate in cui poter svolgere queste attività anche con metodi alternativi. Penso ad anfiteatri e spazi all’aperto. Ma abbiamo anche bisogno di qualcuno che abbia voglia di condurla questa macchina. Il resto ce lo mattiamo noi, creatività e fantasia non ci mancano”.
Come ne usciremo come individui e come cittadini da questa esperienza?
“Mi auguro che da questo impedimento si possa trarre un giovamento. Mi auguro che questi scenari desolanti di città che sembrano set di Sergio Leone, scenari da Mezzogiorno di fuoco, con le serrande chiuse e le porte dei cinema blindati e gli spazi riservati alle affissioni deserte, ci facciano capire e ricordare quanto sia bello uscire per andare a vedere un film al cinema. Mi auguro che la scoperta del vaccino, permetta alle persone di poter tornare al cinema e di riaffollare le sale”.
Le storie del grande schermo, il cinema, hanno sempre sopperito alla solitudine delle persone, alla voglia di evadere. Crede che i nuovi strumenti e linguaggi del web possano comunque assolvere a questa funzione?
“Le versioni online sono soluzioni emergenziali e non sostitutive, il cinema è altro. Molti operatori del settore non lavorano, ci sono numerose produzioni interrotte anche solo per una scena mancante, tanti film in uscita sono stati stoppati. I film vivono di attualità e in questo senso saremo penalizzati. Ammetto che, questa che stiamo vivendo, non è la situazione migliore per dar sfogo alla creatività. Esiste una crisi creativa perché di fatto i racconti, i film, traggono motivazione dalla vita reale e di vita reale, quotidiana in questo momento c’è ben poco. Mi auguro però che questa quarantena possa essere un momento per ricaricare le batterie e ripartire”.
Cosa le è mancato di più in questo periodo?
“Mi è mancato il festival. Insieme a collaboratori appassionati e preparati, ho fatto un lavoro enorme con il museo del Cinema per mettere su un programma interessante, intessendo relazioni, condividendo progetti, idee. E poi questo essere invisibile e microscopico ha soffiato su questo castello frantumandolo. È rimasta l’amarezza per un lavoro che non ho potuto realizzare e portare a compimento. Ma come sempre, sono pronta a rialzarmi. Quando torneremo alla normalità, prometto che il Lovers Film festival di Torino, avrà l’edizione più indimenticabile di sempre”.