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martedì, 3 Dicembre 2024

IN PERICOLO LA SOLIDITA’ E LA SACRALITA’ DELLA FAMIGLIA?

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Nuova Società nasce nel 1972 come quindicinale. Nel 1982 finisce la pubblicazione. Nel 2007 torna in edicola, fino al 2009, quando passa ad una prima versione online, per ritornare al cartaceo come mensile nel 2015. Dopo due anni diventa quotidiano online.

di Vittorino Merinas

Uno spettro volteggia sull’Italia e miasmi diabolici aleggiano nelle aule dell’italico Parlamento. Incombe un decreto distruttore della cristiana famiglia, solido fondamento dell’umana società. A contrastarlo un manipolo di uomini di limpida fede e laici di buona volontà, arditi nella difesa della tradizione cattolica, identitaria dell’assediata civiltà occidentale. Passando dal faceto alla prosaica realtà, questo fascio di impavidi in cui è difficile individuare il confine tra sincera religiosità ed astuzia politica, si compatta da tutti gli schieramenti parlamentari ad ogni sospiro della gerarchia ecclesiastica timorosa di perdere anche un solo spicchio di potere nel controllo dell’itala moralità.
Sono anni che si dibatte di matrimonio, famiglia, unioni omosessuali senza che l’episcopato abbia sviluppato un solo concetto nuovo e solido a sostegno della sua pervicace contrarietà alle richieste dell’odierna società su queste problematiche decisive per la vita. Non che nella chiesa nulla si muova. I cosiddetti laici, cioè il “gregge” ad essa affidato, quasi compatto pascola ormai oltre i confini da essa segnati. Una consistente frazione di pastori di base li segue condividendone le ragioni. Ma i detentori del baculum persistono nel custodire il museo dottrinario, condannando i primi e ammonendo i secondi.
Se la chiesa cattolica si è sempre intrufolata negli affari e nella politica del Paese sia direttamente pur se velatamente sia attraverso politici usciti dalla sue file o comunque disponibili a servirla per ricavarne vantaggi, ora essa supporta manifestazioni di forza un tempo appannaggio di partiti e sindacati, giustificandole come iniziative del laicato credente cui sono demandate le realtà temporali. Come se quegli altri non bastassero più, ha fatto proprie anche le strade per far mostra dei suoi muscoli. Dove si chiedeva il rispetto di sacrosanti diritti, la chiesa ora sfila per imporre la propria teologia. Eppure Paolo di Tarso affermava, ed oggi Francesco costantemente lo ripete, che la fede viene dall’annuncio udito ed accolto e non per forza di legge. Chiesa evangelica o istituzione di potere sempre più lontana dalla proprie radici?
Del prossimo e terzo family day il presidente della CEI Bagnasco dice che è “condivisibile… ed assolutamente necessarie” le sue motivazioni. I veri problemi, continua, che ha l’Italia non sono famiglia e matrimonio, ma “i disoccupati, gli inoccupati, la gente disperata che non sa come portare avanti giorno per giorno la propria famiglia.” Tutto assolutamente vero! Non dice, però, che questi problemi anziché affrontatati sono stati acuiti dai nuovi virgulti del cattolicesimo politico che oggi reggono il Paese. Né s’avvede che i problemi che il decreto Cirinnà vorrebbe risolvere sono non meno gravi nel campo dei diritti ed ormai talmente dibattuti e maturi che una sola seduta del Parlamento li risolverebbe se la chiesa non si opponesse.
Problemi ormai appianati in molti Paesi europei, anche di forte ispirazione cattolica, ma con governi non succubi degli episcopati locali. Soluzioni fondate su solide ragioni. Storici e teologici seri ormai questionano il significato universale della famiglia cristianamente intesa. Modello di comunione di vita messa in crisi della stessa bibbia e la cui nascita è databile scorrendo la storia dottrinale medievale. La stessa famiglia di Nazareth, proposta come modello agli sposi cristiani, si regge sull’amore e non sulla procreazione, come attesta la verginità inviolata di Maria professata dalla chiesa. Se essa ne tenesse conto, porrebbe a fondamento della sua dottrina matrimoniale l’amore e non la generazione. Aprirebbe, così, superando le turbe nominalistiche che ora l’affliggono, la via al diritto sponsale a quanti l’amore unisce indipendentemente dal sesso,
C’è, inoltre, un aspetto di questo logorante dibattito sulla legalizzazione delle convivenze omosessuali come “matrimonio”, che rende la chiesa contraddittoria: il suo riconoscimento della “dignità” personale dell’omosessuale. Un grande seppur tardivo passo avanti della chiesa, la cui secolare omofobia ha prodotto sofferenze e misfatti. Ora riconoscere la “dignità” d’una persona è fondarne anche i diritti. Dignità scollata dai diritti è un non senso che fa dell’omosessuale un’entità rispettata, ma deprivata del diritto di amare che è essenza di vita.
Questi cenni indicano la precarietà della posizione ecclesiastica. Francesco da tempo ripete che preferisce una chiesa che sbagli anziché un’istituzione chiusa in sé e nel suo dottrinarismo. Se suo compito è “accompagnare” l’uomo, quando si deciderà ad entrare nella sua storia?

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