20.4 C
Torino
sabato, 27 Luglio 2024

Il tumore resiste a terapie come batteri ad antibiotici. Scoperta dell’Irccs di Candiolo

Più letti

Nuova Società - sponsor
Redazione
Redazione
Nuova Società nasce nel 1972 come quindicinale. Nel 1982 finisce la pubblicazione. Nel 2007 torna in edicola, fino al 2009, quando passa ad una prima versione online, per ritornare al cartaceo come mensile nel 2015. Dopo due anni diventa quotidiano online.

Come accade con i batteri con gli antibiotici, le cellule tumorali, come succede con i batteri con gli antibiotici, sviluppano resistenze alle terapie oncologiche.

Lo spiega il direttore del laboratorio di Oncologia molecolare a nell’Irccs di Candiolo, in provincia di Torino, Alberto Bardelli, in uno suo studio pubblicato su Science «La convinzione era che già in partenza il tumore contenesse cellule resistenti alle cure».

Una scoperta che “ha sorpreso anche noi”, continua Alberto Bardelli, commentando il lavoro condotto dall’Istituto per la Ricerca e la Cura del Cancro di Candiolo che ha rivelato i meccanismi che permettono al cancro di sopravvivere alle terapie e recidivare, a volte in forma ancora più aggressiva.

«Anni fa abbiamo dimostrato che questo accade perché nel tumore di partenza sono presenti cellule resistenti alla terapia, che poi prendono il sopravvento», spiega Bardelli. In pratica l’insorgenza di nuove malattie era considerata come un fatto inevitabile. «Più di recente siamo rimasti affascinati dal fenomeno dell’antibiotico-resistenza – prosegue il docente – Ci siamo chiesti se fosse possibile che i batteri e il cancro, due organismi unicellulari, si comportassero allo stesso modo».

Al termine di tre anni di lavoro, che ha integrato discipline come la biologia computazionale, l’anatomia patologica e l’oncologia medica, è arrivata la conferma: «In alcuni casi le cellule del tumore si “ricordano” di essere organismi unicellulari, mutano durante la terapia ed emergono delle cellule resistenti».

«Per Darwin le mutazioni fanno parte del corredo generico, un assunto che noi non discutiamo. Secondo Lamark, però, le giraffe allungavano il collo per raggiungere il cibo e hanno trasmesso il mutamento alla progenie». «Le cellule del tumore, se sollecitate dallo stress di una terapia, possono evolversi e sopravvivere».

Per il momento i ricercatori hanno trovato conferme della loro teoria sulle cellule tumorali del colon, ma non è escluso che lo stesso meccanismo sia riscontrabile in altri tipi di cancro, che potranno essere curati in modo più efficace. «Il nostro obiettivo sarà di provare a capire come fermare la mutagenesi adattativa – spiega Mariangela Russo, ricercatrice a Candiolo – Scoprire i meccanismi alla base della capacità delle cellule tumorali di evolvere e adattarsi ci permetterà di individuare nuovi farmaci, che possano migliorare l’utilizzo delle terapie e il beneficio clinico dei pazienti».

«È stato un lavoro complesso – aggiunge Mariangela Russo, – che ha integrato approcci diversi, dalla genomica alla biochimica, dalla biologia molecolare all’analisi funzionale. Abbiamo realizzato una modellizzazione matematica della capacità delle cellule tumorali di mutare sotto l’azione del farmaco rispetto a una situazione normale, in cui la terapia non viene somministrata alle cellule».

«È la mutagenesi adattativa, un accumulo di mutazioni. Averla riscontrata anche nelle cellule tumorali è un passo avanti importante – va avanti Alberto Bardelli, – È possibile che in futuro questa scoperta porti a una nuova ipotesi terapeutica. Si somministrerà un farmaco e poi durante la fase di risposta si interverrà con un secondo, per fermare le mutazioni di cui il tumore si dimostra capace».

Lo studio ora proseguirà. «Abbiamo dato una risposta al problema delle recidive, fondata su esperimenti su cellule e tessuti umani – conclude il professor Bardelli – Siamo già al lavoro per cercare i farmaci che blocchino lo sviluppo della resistenza».

L’istituto di Candiolo è un centro specializzato nel trattamento delle patologie oncologiche, per alcune delle quali si configura come riferimento internazionale, ed è inserito nella rete oncologica di Piemonte e Valle d’Aosta.

È il primo Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico (IRCCS) del Piemonte riconosciuto dal ministero della Sanità. Una vera eccellenza sanitaria, seconda fra gli istituti italiani per numero di pubblicazioni sulle dieci più importanti riviste del mondo. Attualmente nella sola area della ricerca impiega più di trecento persone. Per quantità di casi trattati e qualità dei profili clinici, sono riconosciuti all’Istituto livelli di rilievo nella diagnosi e nella terapia di diversi tumori.

Tra questi, quelli di mammella e ovaio; quelli gastrointestinali ed epatobiliari; malattie oncoematologiche; sarcomi e tumori rari. E ancora tumori cutanei e cervico-efalici.

Gli specialisti dell’Istituto possono avvalersi di nuove sale operatorie, stanze di isolamento a microclima controllato per pazienti immunodepressi, protocolli farmacologici innovativi, sofisticate apparecchiature nel campo della diagnostica per immagini e della radioterapia. Oltre alle prestazioni ambulatoriali, all’istituto di Candiolo sono attivi programmi specialistici multidisciplinari di diagnosi e cura delle malattie oncologiche. L’integrazione tra le varie competenze permette di affrontare le problematiche della malattia oncologica dalla diagnosi al follow up, per ottenere i migliori risultati clinici salvaguardando la qualità della vita.

- Advertisement -Nuova Società - sponsor

Articoli correlati

Nuova Società - sponsor

Primo Piano