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giovedì, 24 Ottobre 2024

Il Reddito di cittadinanza pericolosamente non rispetta la privacy

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Moreno D'Angelo
Moreno D'Angelo
Laurea in Economia Internazionale e lunga esperienza avviata nel giornalismo economico. Giornalista dal 1991. Ha collaborato con L’Unità, Mondo Economico, Il Biellese, La Nuova Metropoli, La Nuova di Settimo e diversi periodici. Nel 2014 ha diretto La Nuova Notizia di Chivasso. Dal 2007 nella redazione di Nuova Società e dal 2017 collaboratore del mensile Start Hub Torino.

«Vergognatavi. Tutto il lavoro in Commissione è una farsa. Non avete autonomia decisionale. State avvelenando il Paese». Non usa mezzi termini il senatore del Partito Democratico Mauro Laus per denunciare quanto sta avvenendo in Commissione Lavoro del Senato nella discussione sul Reddito di cittadinanza.

Nel suo j’accuse Laus snocciola una sfilza di incongruenze e criticità sul decreto in approvazione partendo dalla questione privacy per finire su un modo di operare del Governo che sistematicamente rifiuta ogni confronto rigettando ogni istanza migliorativa. Rileva come anche il Garante della privacy per la protezione abbia attaccato il decreto sul reddito cittadinanza e come con una sua memoria, consegnata alla Commissione Lavoro, abbia manifestato rilevanti criticità alla luce anche del rispetto del regolamento europeo sulla protezione dei dati personali.

«L’attuazione del reddito di cittadinanza non può essere in deroga di questi principi a danno proprio delle persone che si intenderebbe tutelare e la disciplina del reddito di cittadinanza – recita la nota del Garante – non appare in più punti idonea a soddisfare i requisiti del diritto europeo».

Laus riporta un ulteriore ammonimento del Garante: «Le disposizione in esame dovrebbero esser attuate previa attenta opera di valutazione dei rischi in conformità a quanto previsto dal regolamento europeo articoli 25 e 35».

Sono rilievi che il Garante aveva già posto in precedenza all’attenzione del Ministero del Lavoro e del vicepremier Luigi Di Maio rappresentando l’imprescindibile esigenza di misure di sicurezza tecnica organizzative idonee alla protezione di informazioni tanto preziose sia per altri componenti del nucleo familiare che per i terzi.

«Altro che difesa della povertà, stanno offendendo la loro dignità. È una vergogna – s’indigna Laus aggiungendo – Provate a immaginare un industriale, un imprenditore che ponga in essere comportamenti su atti aziendali in violazione alle norme relativa alla privacy. Verrebbe arrestato». E continua: «Non chiedo certo che venga arrestato un ministro. Ma si abbia almeno il garbo, l’educazione di interloquire con un istituzione come il Garante per la privacy».

Il senatore dem poi punta il dito contro l’impossibilità di sviluppare dialogo e istanze migliorative con questa maggioranza.

«Le modifiche che si potrebbero apportare non vengono fatte nel luogo deputato il Senato dove si sta discutendo di questo provvedimento e stiamo perdendo tempo in Commissione Senato. Èuna buffonata, in quanto – evidenzia Laus – c’è già un accordo nella Maggioranza per correggere il testo alla Camera. Tutto il lavoro che si sta facendo al Senato è una farsa».

Il senatore dem giustifica queste sue affermazioni partendo da come tutte le proposte migliorative, anche le loro, vengono puntualmente ritirate in quanto non hanno autonomia decisionale e aspettano che altri possano decidere per loro.

Le critiche sull’iter del reddito di cittadinanza non si fermano qui: «Abbiamo avuto una discussione sulla scala di equivalenza. Una sorta di penalizzazione per quelle famiglie povere che hanno più figli, disabili e bambini a differenza di quanto noi previsto per il reddito di inclusione – e aggiunge – hanno bocciato tutti i nostri emendamenti (una prassi ordinaria dai pentastellati in parlamento, ndr) e anche quelli della maggioranza vengono cestinati, mentre probabilmente apporteranno delle modifiche alla Camera». Insomma, per Mauro Laus, una vera e propria offesa all’istituzione del Senato, alla Repubblica alla democrazia.

Il senatore Pd ricorda infine come quello del reddito di cittadinanza non sia un provvedimento da attribuire al solo Movimento Cinque Stelle, mentre quota 100 sta alla lega. «È un unico provvedimento e la sua responsabilità devastante ricade sia sulla Lega che sui Cinquestelle perché il governo è collegiale».

«Non è un strumento contro la povertà ma una polpetta avvelenata per il Paese. Stanno avvelenando i pozzi e se mi sbaglio chiederò scusa. Certo – conclude Mauro Laus – un Paese avvelenato difficilmente potrà rialzarsi. Non stanno facendo investimenti nelle infrastrutture e sulle future generazioni stanno solo investendo sull’organizzazione del loro consenso».

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