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giovedì, 24 Ottobre 2024

“Il mio progetto non resta nel cassetto”: il partito di Conte preoccupa la destra

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Moreno D'Angelo
Moreno D'Angelo
Laurea in Economia Internazionale e lunga esperienza avviata nel giornalismo economico. Giornalista dal 1991. Ha collaborato con L’Unità, Mondo Economico, Il Biellese, La Nuova Metropoli, La Nuova di Settimo e diversi periodici. Nel 2014 ha diretto La Nuova Notizia di Chivasso. Dal 2007 nella redazione di Nuova Società e dal 2017 collaboratore del mensile Start Hub Torino.

Tutti i commenti degli opinionisti e politici di centro destra sono scatenati nello sminuire la discesa in campo del più volte annunciato partito di Giuseppe Conte.

Come se l’ex presidente del Governo non si fosse imposto, attaccando duramente l’ex alleato Salvini, e cavalcando uno dei periodi più turbolenti della vita degli italiani, riuscendo anche ad essere il protagonista dell’atteso Recovery Fund.

Il movimento pentastellato è da tempo in piena babele implosiva. Proprio grazie al Governo Conte ha interrotto il suo progressivo sgretolarsi sia come consensi che a colpi di espulsioni e abbandoni. Il problema è che il Movimento, esploso pieno di energie radicalmente alternative, che intendeva portare oltre questo sistema di partiti, si è poi dovuto confrontare con la cruda realtà politica e amministrativa. Quella realtà politica in cui il “democristiano progressista” Conte, con tenacia ed equilibrio, è riuscito sicuramente ad imporsi fino allo sgambetto preparato da Italia Viva. Tanto che non si è mai visto un abbandono di un Capo di Governo accompagnato dal dispiacere di tanti italiani. Certo i sondaggi valgono relativamente ma le percentuali attribuite ad un eventuale partito di Conte erano stimate ben oltre il dieci per cento.

Oggi, nel giorno di quello che pare a tutti gli effetti un definitivo strappo tra il fondatore Beppe Grillo e Giuseppe Conte, si è svolto un incontro dei pentastellati che ha di fatto confermato come la maggioranza dei parlamentari e dei suoi rappresentati sarebbero portati a seguire l’ex premier nel suo nuovo progetto politico. Per il padre del Movimento resterebbe quindi una esigua rappresentanza che testimonierebbe il definitivo tramonto dell’onda pentastellata, come ironizzano molti simpatizzanti nei commenti sul web che non hanno digerito la crudezza del fondatore nel suo post di accuse all’ex Capo del Governo. Un Grillo che ha distrutto ogni ipotesi di accordo dichiarando: “Lui, definito principe azzurro, non può risolvere i problemi del M5s. Non ha visione politica né capacità manageriale”. Grillo ha rilanciato Casaleggio e la votazione del direttorio su Rousseau. Inoltre è significativo come il “padre padrone del Movimento” accusi il nuovo leader affermando “non possiamo lasciare che un movimento nato per diffondere la democrazia diretta e partecipata si trasformi in un partito unipersonale governato da uno statuto seicentesco”. Gli attacchi a dir poco ingenerosi del comico fondatore vedono nel “protagonismo ed egocentrismo” di Conte la causa della de-responsabilizzazione delle persone con delega e da qui il loro fallimento.

Insomma dopo le tante espulsioni ora sembrerebbe tornare tra i grillini doc la preoccupazione di difendere la democrazia interna. Probabilmente sarà difesa con il controllo benevolo e assoluto del patron, con le votazioni della piattaforma Rousseau e con una pattuglia sparuta di reduci in cui potrebbe tornare Casaleggio. Un progetto in cui per Conte non vi è alcun spazio e speranza. Ed è emblematico il silenzio dei più autorevoli esponenti del mondo 5stelle a partire da Di Maio. Ma a parte qualche timido discorso di speranza in un ricompattamento chi parla ritiene alquanto incredibile la reazione e la chiusura manifestata da Grillo verso l’ex capo del Governo e manifesta simpatia e stima per quello che viene definito un leader che ha un ampio consenso.

Eloquente in tal senso il commento della primo Capogruppo alla Camera dei 5stelle Roberta Lombardi, (ora assessora alla Transizione ecologica in Regione Lazio): “Non condivido una virgola di quel post. Non so se trovo più folle le valutazioni su Conte, che ha guidato due governi tra crisi economica e pandemica, o il fatto di rimetterci nella gabbia Rousseau”. Chi rimarrebbe vicino a Grillo, e a quel movimento 5 stelle visionario delle origini, è l’ex presidente della commissione antimafia Nicola Morra.

In realtà il discorso di Grillo non fa una grinza se si tiene conto della difesa della sua creatura delle origini peccato che il suo progetto abbia sbattuto il naso con la cruda realtà politica con un incredibile sfarinamento della sua pattuglia parlamentare e dei consensi. Certo il bistrattato Conte del primo Governo giallo verde, bistrattato tra i vice Salvini e Di Maio, è riuscito a prendersi una grande rivincita conquistata sul terreno. E la sua sfida continua. Poco credibili le accuse della destra di “attaccamento alla poltrona”. Più che accuse si tratta di malcelati timori che un nuovo soggetto qualificato e con molto appeal possa mettere non pochi ostacoli alla cavalcata sovranista.

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