Mattinata al Quirinale per Matteo Renzi. Il premier ha incontrato il presidente della Repubblica Sergio Mattarella: un’ora di colloquio, dopo le dimissioni da ministro delle Infrastrutture di Maurizio Lupi, in seguito alla bufera sulla relazione con il superdirigente Ercole Incalza. Mattarella ha affidato al presidente del Consiglio l’interim del ministero, in attesa della nomina del successore dell’esponente del Nuovo Centro Destra.
A Palazzo Chigi sembra sia tempo di rimpasto. O meglio, rimpastino, perché sembra che Renzi voglia modificare solamente alcune delle caselle ministeriali fra ministri (Infrastrutture e Affari regionali) e sottosegretari vari. In pole position per il ministero che fu di Lupi attualmente c’è Graziano Delrio, una garanzia di fedeltà per il premier. La candidatura del sottosegretario alla presidente del Consiglio è forte perché l’ex sindaco di Firenze vorrebbe una figura politica, non tecnica, per il ministero di Porta Pia. Nel caso fosse questa la strada prescelta sarebbe da risolvere la questione legata alle deleghe detenute attualmente da Delrio, in particolare quelle relative alla gestione dei fondi europei. Queste importanti competenze potrebbero essere affidate ad uno degli altri sottosegretari alla presidenza o al futuro ministro degli Affari regionali, carica che potrebbe esser assegnata a Gaetano Quagliariello del Ncd, partito di governo dal quale provengono insubordinate lagnanze e intestini borbottii.
Se Delrio rimanesse al suo posto riprenderebbe quota il nome di Deborah Serracchiani, governatrice del Friuli Venezia Giulia più propensa a trasferirsi a Roma nel giglio magico di Renzi che rimanere immersa nelle beghe di Trieste e dintorni. Una preferenza abbastanza evidente, alla luce del presenzialismo della Serracchiani al Nazareno ed in televisione. L’unica personalità tecnica che potrebbe avere qualche chance è il superconsulente Andrea Guerra, ex amministratore delegato di Luxotica e ora consigliere di Renzi.
Sullo sfondo resta la possibilità di spacchettamento del ministero delle Infrastrutture, sottraendo al ministero di Porta Pia la struttura che decide gli appalti e consegnandola direttamente a Palazzo Chigi. Ipotesi oggi poco probabile, ma non così impossibile se si considerano le ambizioni centraliniste di Renzi.