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sabato, 27 Luglio 2024

Il genio italiano non va in crisi. Boom di brevetti, ma inventori troppo soli e frustrati

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di Moreno D’Angelo

Anche nel 2015 si è confermato un vero e proprio boom di brevetti italiani. Il nostro paese si conferma pieno di ingegnosi e fantasiosi ricercatori. Ma tutto questo potenziale è penalizzato, rispetto a quanto si registra nel resto d’Europa, dalla mancanza di sinergie con il mondo imprenditoriale e finanziario e da una sostanziale solitudine del singolo inventore. Questo in un contesto dimensionale di imprese che si cimentano in questo settore sostanzialmente troppo piccolo nel confronto con la media europea.

Non è così raro che geniali personaggi si arrendano per la difficoltà che incontrano nel sviluppare le proprie intuizioni e anche solo nel brevettarle. È quanto è emerso dalla presentazione del “D-nest International Inventors Exhibition”, la più significativa manifestazione in programma a ottobre che metterà a confronto a Venezia gli inventori di tutta Europa.

Osservando i dati, i brevetti italiani depositati nel 2015 hanno registrato un incremento del 9%. Si tratta della crescita più alta in Europa. Il dato complessivo italiano conta 3900 brevetti rispetto ai 20mila della Germania (calo 3%) mentre la Francia è a quota 10mila.

L’innovazione e la ricerca italiana, nonostante prestigiose eccellenze, soffre di ataviche carenze nella mancanza di relazioni con il mondo imprenditoriale e finanziario, settori che non privilegiano certo nei loro investimenti ricerca e innovazione. Due parole tanto citate nei convegni da decenni ma con scarsi sviluppi e risvolti concreti per i singoli inventori. Sulla realtà degli Archimede italiani pesa la difficoltà a fare sistema.

Un fatto che penalizza e può vanificare anche le idee più originali. Questo perché per l’inventore isolato è quanto mai difficile portare avanti da solo il frutto dalla sua genialità nei modi sperati. Non solo i supporti finanziari ma anche l’assenza di adeguati referenti svilisce un mondo di inventori che potrebbe esprimere grandissime potenzialità dagli sviluppi impensabili.

E’ inoltre da sottolineare che la singola invenzione, il colpo di genio, specie oggi, per quanto eccezionale non risulti quasi mai fine a se stessa ma si qualifichi solo in sinergia con altri contesti in cui può svilupparsi. A volte l’idea può riguardare apparentemente piccoli dettagli che rivoltano un modo classico di affrontare un problema. In questo gli italiani sono da sempre dei vulcani di idee innovative. Ma poi? Lo slogan degli esperti e degli osservatori resta sempre lo stesso: il sistema deve fare rete. Insomma uscire dai garage e dai laboratori e confrontarsi.

In realtà non è facile incontrare piccoli inventori che lamentano l’impossibilità di sviluppare le loro idee anche rivolgendosi agli apparati istituzionali della ricerca privata e pubblica. Un patrimonio che non va sprecato. Non è un caso che continui a salire il numero dei giovani ricercatori che trovano fortuna, senza più neanche lamentarsi, lontano dall’Italia.

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