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mercoledì, 23 Ottobre 2024

Il capro espiatorio

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Nuova Società nasce nel 1972 come quindicinale. Nel 1982 finisce la pubblicazione. Nel 2007 torna in edicola, fino al 2009, quando passa ad una prima versione online, per ritornare al cartaceo come mensile nel 2015. Dopo due anni diventa quotidiano online.

Pubblichiamo integralmente l’opinione del capogruppo del Partito Democratico, in consiglio comunale a Torino, Stefano Lo Russo, sugli ultimi avvenimenti legati all’amministrazione targata Chiara Appendino.

“La morte si annuncia da lontano, con i piccoli divieti di vivere” (Daniel Pennac)

 

Di Maio difende “senza se e senza ma” la nostra sindaca Chiara Appendino e definisce “nemici della contentezza” i consiglieri ostili a Tav, Olimpiadi e Salone dell’Auto (solo per citare alcune dei danni fatti a Torino dal Movimento Cinque Stelle – ma ce ne sono decine di altri).

Appendino, come fa sempre quando è in difficoltà o pesta una deiezione canina, adotta le sue consuete due tecniche: crisi di nervi adolescenziale propagandata a mezzo social e/o atteggiamento da povera vittima con annessa ricerca di un agnello sacrificale.

Lo ha fatto per la tragedia di Piazza San Carlo, dicendo che era colpa di Turismo Torino e giubilando l’allora Assessora all’Ambiente Giannuzzi, che forse manco sapeva che c’era la Finale di Champions League, per far posto allo scalpitante Unia.

Lo ha fatto per le Olimpiadi mancate con la celebre crisi di pianto notturna, il soccorso dei familiari più stretti e l’arrivo di Gigi DiMaio e si è visto come è andata a finire (lì non ha cilindrato nessuno, accorgendosi solo dopo che il Presidente del Coni Malagò non era un suo assessore).

Lo fa sul Salone dell’Auto che va a Milano usando il buon Montanari, che sulla scorta della sua personale compilation di dichiarazioni “infelici” stavolta, poraccio, ha detto quello che 3/4 dei grillini pensano, auspicando la grandine per portare via il Salone dell’Auto dal Valentino verso Milano.

E una “Appendino furiosa” new version del “Appendino visibilmente scossa” o del “Appendino visibilmente provata” stavolta individua lui come causa del trasloco del Salone per coprire le inadeguatezze sue e dell’altra punta di diamante della sua giunta, quell’Alberto Sacco che, tra un aperitivo e l’altro (lui sì che è “amico della contentezza”) avrebbe non solo dovuto accorgersi di quello che stava succedendo sottotraccia ma magari occuparsene.

E così il capro espiatorio a sto giro diventa Montanari con le sue non inedite scivolate e il vero inner circle della Nostra, di cui Albertino Sacco è il primo attore, è salvo e può continuare a girare per vernissage in Italia e all’estero a spese del contribuente torinese.

Oh, sia chiaro, Montanari va mandato a casa il prima possibile ma non di certo per la frase infelice sul Salone ma per quello che ha combinato (o non combinato scegliamo liberamente) in questi tre anni. Ma certamente e, se vogliamo essere onesti intellettualmente, non dovrebbe essere l’unico.

Attaccare il solo Montanari oggi, “salvando” Appendino e schierandosi nel nuovo corso governista e “contento” proposto/imposto dall’Imperatore Gigi Di Maio, serve solo a qualcuno a lavarsi la coscienza per aver sostenuto questa amministrazione senza accorgersi dei limiti grandi come una casa, girandosi dall’altra parte o facendo finta di niente per timore o convenienza spicciola.

Il Salone se ne è andato. Così come le Olimpiadi. E giubilare il Monta o togliergli i galloni di vice non basta e soprattutto non servirà a nulla nel merito.

Il pesce puzza dalla testa. E non sarà l’ennesima crisi di nervi con annesso capro espiatorio (peraltro nel caso di specie pure quello sbagliato) a salvare né Appendino (e di questo chi se ne frega) né Torino e i torinesi (che è quello che ci sta a cuore).

In questa fiera dell’ipocrisia inconcludente, che lunedì 15 in Consiglio Comunale verrà rimessa in scena da Appendino, però un elemento ci da forza e speranza: questa agonia di Torino finirà e ormai si vede avvicinarsi la luce in fondo al tunnel.

Compito nostro da qui al 2021 è costruire un nuovo e forte progetto di Città. Credibile, coinvolgente e chiaro e trovare insieme a quella parte di società torinese più sana e vitale che non vuole arrendersi al declino le soluzioni per far tornare Torino, la sua crescita e il suo sviluppo al centro. E nel frattempo limitare i danni.

Scritto da Stefano Lo Russo, capogruppo Pd in consiglio comunale a Torino

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