“Il bilancio di Appendino è ancora peggio di quel che sembra; ma ora si scopre che anziché ereditare un buco eredita un tesoretto”.
di Andrea Doi
La Giunta Appendino ha approvato ieri il suo primo bilancio preventivo del Comune; già sono noti rincari e le stangate in esso contenuti, ma dopo 24 ore dalla sua approvazione già trapelano nuove notizie e con esse nuove preoccupazioni per i torinesi.
Ma iniziamo dal fondo.
A poche ore dalla approvazione, il gruppo consigliare del Movimento5stelle si è sentito in dovere di intervenire a difesa del documento (consapevole evidentemente della sua debolezza?) e lo ha fatto piuttosto “goffamente”: più che una difesa, assomiglia ad una lunga ammissione di colpe.
In sintesi: si mescolano pere e mele, cassa e competenza, provando a portare l’attenzione sulle riscossioni.
In un bilancio basato per la maggior parte su entrate una tantum (oneri urbanizzazione, multe, contributi, dividendi, alienazioni) questo argomento appare quantomeno contraddittorio.
Poi viene rivendicata una “riorganizzazione” delle chiusure degli esercizi delle partecipate come operazione virtuosa, dimenticando che la loro “riorganizzazione” una volta si sarebbe chiamata “finanza creativa”. Infatti hanno semplicemente anticipato la chiusura degli esercizi sociali delle partecipate per poter iscrivere i dividendi (21 milioni) prima rispetto al 2018. (clicca qui)
Si parla dell’aumento delle manutenzioni, ma non dice che per finanziarle saranno impiegati quasi 40 milioni di oneri di urbanizzazione, di incerto e dubbio conseguimento, pure loro una tantum.
E infine (e qui siamo al clamoroso), rivendica gli sconti agli ambulanti in materia di tassa rifiuti in barba alle 50.000 famiglie bisognose a cui tolgono gli sgravi Isee. (clicca qui).
In sintesi, passando tra tagli lineari a cultura, turismo, welfare, istruzione, csi e molto altro, riempie il bilancio di incertezze, portate da entrate per definizione non certe. Tutto il contrario di quanto chiesto dalla Corte dei Conti.
Alla fine il bilancio – per ammissione della stessa amministrazione comunale, che dopo la Giunta emana un comunicato bulgaro ma non scevro di spunti interessanti – ammette che l’avanzo di amministrazione non si è applicato perché si è approvato il preventivo prima del consuntivo, ammette di aver fatto tale e quale alla Giunta Fassino sulle infrastrutture del trasporto, stanziando la medesima somma ereditata nel 2016 (circa 20 milioni), e apre un nuovo tema: non c’è buco a Torino, ma se c’è è a Roma.
Il riferimento è alla conclusione dei ricorsi voluti dalla Giunta Fassino nel 2014 al Tar Lazio per ottenere il rimborso di quota parte del taglio ai trasferimenti avvenuto all’epoca del Governo Monti anche alla nostra Città. Dopo due gradi di giudizio, anche il Consiglio di Stato ha dato ragione al Comune e ciò potrebbe portare alla città quasi 60 milioni di arretrati; 10 per il 2012, e quasi 10 di minori trasferimenti per gli anni 2013, 2014, 2015, 2016. Arretrati che, strappati con una azione di ricorsi fatti dal centrosinistra cittadino nel 2014 (e da esso, prudentemente, non iscritti nel bilancio 2016 in quanto appena sentenziati a fine 2015) si rivelerebbero una buona notizia per la Appendino.
Lei tuttavia, anziché ringraziare Nostro Signore e Piero Fassino, attacca il governo nazionale, dimenticando che fu Monti a tagliare.
Appendino inventò la litania del buco ereditato per giustificare tagli e tasse a gogo. Ora invece si scopre che ha ereditato un tesoretto.