E’ stato un panno rosso che galleggiava sull’acqua a portare i carabinieri, che perlustravano gli argini del fiume Ofanto, a ritrovare il corpo senza vita di Giuditta Perna, la studentessa di Avellino scomparsa il pomeriggio del 21 gennaio.
Era lì, intrappolato tra i rami degli alberi e completamente vestito, a poca distanza da dove era stata ritrovata la sua macchina, una Fiat Punto lasciata con le chiavi inserite e con a bordo tutti gli oggetti personali e i documenti di Giuditta tranne il cellulare che risulta spento dal giorno della scomparsa.
Che cosa sia successo alla 27enne che studiava a Perugia e quando poteva ritornava dalla famiglia ad Avellino è ancora un mistero. Gli inquirenti, in attesa dell’autopsia, non escludono nessuna ipotesi. Sul corpo della giovane non ci sarebbero segni evidenti di violenza e dalla sua borsa non mancherebbe nulla.
Allo stesso tempo, però, non si conoscono motivi evidenti che avrebbero potuto indurla a un gesto estremo: Giuditta era prossima alla laurea in Economia. Così come ha destato sospetti il luogo del ritrovamento del corpo in un punto dell’Ofanto dove l’acqua è bassa e solo in occasione di precipitazioni abbondanti cresce fino a qualche metro. Dunque che la ragazza sia morta altrove e il suo corpo sia stato posto in quel punto solo in un secondo momento? Ma in questo caso chi e perchè ce l’avrebbe avuta con lei? Interrogativi a cui gli inquirenti sperano di dare una risposta al più presto.