Dopo polemiche e schiamazzi – e senza particolari colpi di scena – anche le liste di Forza Italia per le Europee del 25 maggio sembrano essere pronte. Nessun nome di spicco, solo i fedelissimi vecchi e nuovi del leader, Silvio Berlusconi. Tra questi anche Alessandra Mussolini, da poco colpita dallo scandalo baby-squillo che ne vede coinvolto il marito. Un bello schiaffo morale per la senatrice, paladina dei valori della famiglia tradizionale, che, forse nel tentativo di dimenticare i dispiaceri personali, ha deciso di gettarsi nell’arena europea.
«Quando il presidente Berlusconi chiama, c’è poco da girarci intorno – ha commentato in un’intervista a Repubblica la Mussolini – Stiamo vivendo un momento particolare nella vita del nostro partito e del nostro leader. Chiunque può dare qualcosa, deve farlo. Senza tirarsi indietro. E io accetto la sfida, se occorre il mio contributo, eccomi, sono pronta. Poi, che dire, me lo ha chiesto lui».
“Lui”, ovvero Silvio Berlusconi, a sua volta replica di averla scelta per la grinta dimostrata in tutti questi anni di attività politica, a prescindere dal momento difficile che sta passando in famiglia.
Mussolini a parte, ad ogni modo, le quote rosa nelle liste di Forza Italia toccano il tetto 30 candidature e, mentre continua il via vai da Palazzo Grazioli per definire gli ultimi ritocchi alle liste, sembrano siano stati riconfermati tutti gli eurodeputati uscenti.
Nessun ripensamento, poi, per i capolista, che rimangono Giovanni Toti per la circoscrizione Nord-Ovest, Elisabetta Gardini per il Nord-Est, Antonio Tajani al Centro, Raffaele Fitto al Sud e Gianfranco Miccichè per le Isole.
Grande assente l’ex ministro Scajola, mentre viene riconfermato il nome di Clemente Mastella e spunta quello del presentatore televisivo Alessandro Cecchi Paone, che già aveva tentato infruttuosamente dieci anni fa di riciclarsi in politica.
Nel frattempo arriva l’ennesimo stop da parte di Strasburgo a un’eventuale candidatura di Silvio Berlusconi alle Europee. Un verdetto che, fanno sapere dall’entourage del leader, non sorprende nessuno tanto meno il diretto interessato. Che però questa volta non potrà ricorrere ai temi di malagiustizia e di giudici parziali, suoi cavalli di battaglia, nei comizi elettorali. Pena, la sospensione dell’affido ai servizi sociali decisa pochi giorni fa dal tribunale di Milano in merito alla condanna sul caso Mediaset.
Una bella gatta da pelare per il leader forzista, che per la prima volta nella storia del partito deve fare i conti con defezioni importanti – l’ultima quella dell’ex portavoce Bonaiuti a quanto pare in contrapposizione con le nuove leve berlusconiane – e un crollo dei consensi che rischia di inficiare l’impronta nettamente bipolarista dell’Italicum.
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