I risultati erano abbastanza attesi e da sabato il panico era arrivato nelle stanze, prima fiorentine poi romane al Nazareno, del segretario Matteo Renzi. Ma la destra, quella populista e più ruvida nel messaggio, è andata al di là, ma proprio al di là, di qualsiasi aspettativa. Adesso sono in tanti a prevedere alle 17 una reazione netta di Renzi, si parla di dimissioni e a farlo trapelare sono stati alcuni del suo entourage ristretto. Quasi a rivedere una scena già vissuta dopo il referendum costituzionale. Approccio diverso, scontato per chi lo conosce, sarà quello del vertice del Pd piemontese: Davide Gariglio, da ex democristiano, sostiene da sempre che non ci si dimette mai e in caso di buriane meglio aspettare che passino, senza fare nulla. Ma questa volta è difficile immaginare che la vecchia regola della defunta balena bianca possa andar bene. E conoscendo lo stile di Gariglio sono in tanti a storcere il naso.
La notte è stata lunga nella sede del Partito Democratico, la conta è stata al cardiopalma per la parlamentare uscente Paola Bragantini. Si è fatto tardissimo, la porta di via Masserano a Torino si è chiusa dopo le 6, ovviamente le facce erano appese, l’unico soddisfatto tra i presenti è Andrea Giorgis, arrivato in partito a conti quasi conclusi e con la sua vittoria ormai certa. Gli altri due eletti certi non si sono fatti vedere, Mauro Laus e Stefano Lepri hanno preferito restare a casa.
“Una giornata così cambia tutto”, dichiara un dirigente del Partito democratico piemontese, il riferimento al segretario Gariglio è chiaro, anche se non lo cita direttamente. I sondaggi degli ultimi giorni avevano preoccupato tutti i democratici, rimbalzavano sui telefoni le cifre, ma la debacle democratica è stata netta e solo in parte arginata a Torino dal risultato dei tre eletti.“Ora non possiamo fare come se non fosse successo nulla”, lo afferma amareggiato un altro dirigente del Pd torinese. Il clima che si respira è di quelli pesanti, simili a quelli che si sentono prima di una resa dei conti interna, tanto più che ci si avvierà al congresso regionale.
Si è affermata una volontà popolare netta, l’affluenza lo dimostra: gli italiani, i piemontesi, nella sua stragrande maggioranza, vuole più destra. E non la vuole in stile Merkel, preferisce il populismo rabbioso, antivaccinista, chi si oppone allo Ius Soli e alle unioni civili, insomma vedremo trionfalmente insediarsi una destra identitaria forte, non sfumata. Vedremo se dall’opposizione il Pd democratico saprà riorganizzarsi, senza lacerarsi ulteriormente. Magari la sinistra, quella che si è sentita detentrice del “vera” essenza progressista si ravvedano vista la marginalità del progetto. Chissà magari questo terremoto porterà consiglio.