Evo Morales ha battuto anche i pronostici, ancora una volta. Le elezioni in Bolivia per il presidente indigeno sono andate meglio di quanto prevedessero i sondaggi, per quanto la sua vittoria non fosse, oggettivamente, un verdetto inatteso.
Il Mas (Movimento al socialismo) di Morales ha incassato l’oltre 60% dei voti: governerà la Bolivia fino al 2020 e deterrà la maggioranza dell’Assemblea legislativa plurinazionale con i due terzi dei parlamentari eletti. L’imprenditore Samuel Medina, candidato dell’Ud (Unidad democrata), ha raggiunto il 25%, mentre l’ex presidente Jorge Quiroga del Pdc (Partido democrata cristiano) non è andato oltre il 9,6%. Il rieletto Morales ha dedicato la sua terza vittoria presidenziale al leader di Cuba Fidel Castro e alla memoria dell’ex presidente del Venezuela Hugo Chavez. Il presidente ha conquistato circa 5,1 milioni di preferenze. Considerando che alle urne sono andate pressoché 6 milioni di persone, su un totale di oltre 10 milioni di abitanti, il consenso raccolto dal presidente Morales e dal progetto del Mas per una nuova Bolivia è politicamente ragguardevole.
Alle urne la Bolivia è arrivata con una sorridente congiuntura economica che, anche secondo il Fondo Monetario Internazionale, restituirà una crescita del 5,2%, la più alta del Sudamerica. Ora Morales potrà continuare a concentrare le sue energie nella politica economica fino ad oggi adottata, che annovera nazionalizzazione degli idrocarburi e piani di sviluppo sociale. «Oggi qui non c’è mezza luna, ma luna piena», ha dichiarato Morales dopo la vittoria, giocando sulla conquista elettorale anche del dipartimento di Santa Cruz (definita “Mezza luna”), spesso teatro di proteste e agitazioni dell’opposizione golpista.