E’ morto lo scrittore Umberto Eco. Aveva 84 anni. Nato ad Alessandria il 5 gennaio del 1932. Autore de “Il nome della rosa“, “Il pendolo di Foucault“. Ma non solo scrittore, anche semiologo e filosofo.
Nel 1988 aveva fondato il dipartimento della Comunicazione dell’Università di San Marino e dal 2008 era professore emerito e preside della Scuola Superiore di Studi Umanistici dell’Università di Bologna. Dal 12 novembre 2010 era socio dell’Accademia dei Lincei, per la classe di Scienze Morali, Storiche e Filosofiche.
Collaboratore per varie testate, compresa Nuovasocietà. Il suo ultimo libro, “Anno zero“, è stato pubblicato lo scorso anno da Bompiani.
Il decesso è avvenuto ieri sera verso le 22.30 nella sua abitazione. Ad avvertire i giornali, ed in particolare il quotidiano La Repubblica, la sua famiglia.
L’11 giugno 2015 il filosofo ricevette dall’Università degli Studi di Torino la laurea honoris causa in Comunicazione e cultura dei media. In quell’occasione definì Twitter e Facebook “un modo di dare la parola a legioni di imbecilli”, auspicando un nuovo futuro per la carta stampata.
«C’è un ritorno al cartaceo. Aziende degli Usa che hanno vissuto e trionfato su Internet hanno comprato giornali. Questo mi dice che c’è un avvenire, il giornale non scomparirà almeno per gli anni che mi è consentito di vivere. A maggior ragione nell’era di Internet in cui imperversa la sindrome del complotto e proliferano bufale». Disse a Torino a margine della consegna della laurea. Parole che scatenarono la reazione della rete, che oggi unita si inchina al suo ricordo.