È stato vivace ed esuberante il dibattito promosso ieri sera da NuovaSocietà al Centro Sereno Regis sullo stato di salute della cultura a Torino. L’incontro, intitolato “Come sta la cultura a Torino?”, ha visto la partecipazione di Luca Cassiani, presidente della commissione Cultura del Comune, di Luca Beatrice, presidente del Circolo dei lettori, e di Gabriele Ferraris, giornalista e blogger. Simone Rubino, giornalista di NuovaSocietà, ha introdotto e provocato il dibattito, nella misura in cui si è scelto di affrontare l’intricata ed estesa questione della cultura sotto la Mole assumendo l’interrogativo, senza troppi peli sulla lingua, come metodo di costruzione di un ragionamento schietto e aperto.
Gli spunti degli interventi degli ospiti di NuovaSocietà hanno delineato una parziale mappa della situazione della cultura a Torino, alludendo a tutta una molteplicità di mancanze e arretratezze che, all’oggi, caratterizzano il mondo artistico e culturale. Per Luca Cassiani la cultura a Torino non sta benissimo, laddove, secondo il consigliere del Partito Democratico, manca oggettivamente una visione di insieme nel trapasso da città fabbrica a polo culturale. Per Luca Beatrice la bisettrice sulla quale bisognerebbe investire, per scansare gli orpelli novecenteschi di un certo modo di intendere il bacino dell’arte, è quella della formazione delle giovani generazioni, fornendo loro un’offerta formativa e culturale immediatamente dopo la scuola. Per Gabriele Ferraris la problematica deve esser cercata a monte, nell’insufficienza strutturale del sistema educativo, nell’individuazione di quel che oggi è cultura, così come nella revisione di quell’esegesi culturale propinata da una maldestra classe dirigente nel far i conti con la modernità e la storia.
Checché ne dica il sindaco di Torino, Piero Fassino, quel che è emerso nella discussione al Centro Sereno Regis è in evidente disaccordo con la buona novella che dipinge la città come una “capitale europea della cultura”. Cassiani, Beatrice e Ferraris hanno trovato un punto di accordo quando, a più voci, hanno condotto la discussione attorno al nodo relativo alla mancanza di un piano strategico che collochi la cultura come realtà fondata della Torino che viene e non come brand pubblicitario di riempimento nello scompenso del sistemico down economico e finanziario. Qualche d’uno, dai banchi della politica torinese, in questi ultimi mesi, in piazza Palazzo di Città come in piazza Castello, si è spinto a pronosticare un’uscita dalla crisi di Torino attraverso l’ausilio della carovana della cultura: un’ipotesi che, dal dibattito di ieri sera, è stata definita da tutti coloro che son intervenuti come irreale e poco probabile. Quindi, come sta la cultura a Torino? Sembra non così bene…
@simonerubino0