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martedì, 22 Ottobre 2024

Anche l'Italia in guerra contro l'Isis. 525 soldati italiani di stanza a Erbil, in Kurdistan

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I militari italiani stanziati nell’ambito della missione “Inherent Resolve” contro i miliziani dello Stato Islamico saranno posizionati a Erbil. Stando a fonti vicine agli ambienti militari, sembra che il governo italiano abbia particolarmente insistito con il comando statunitense e gli alleati europei affinché il suo contingente fosse posizionato appunto nel Kurdistan iracheno piuttosto che in altre aree dell’Iraq, come tra Baghdad e Nassiriya. La base militare sarà posizionata all’interno dell’aeroporto di Erbil, in passato base aerea di Saddam Hussein, scelta dai militari statunitensi a settembre di quest’anno come “air force base”, in seguito del rifiuto della Turchia di concedere l’uso di basi lungo il confine.
All’interno della aeroporto sono già presenti forze speciali statunitensi, inglesi, francesi e tedesche: le truppe italiane saranno probabilmente inquadrate all’interno di un reparto internazionale che vedrà alternarsi ogni sei mesi un comandante italiano e tedesco. Stando alle ultime dichiarazioni del ministero della Difesa, il nostro Paese stanzierà un totale di 525 soldati, 220 dei quali appartenenti all’aeronautica e già operativi nelle basi kuwaitiane di Mubarak e al-Salem. Saranno messi a disposizione del contingente internazionale un aereo cisterna Boeing KC- 767A e due droni Predator, oltre a quattro bombardieri Tornado del 6° Stormo di Ghedi – già protagonisti del conflitto iracheno del 1991, delle guerre balcaniche nel 1995 e 1999 e delle recenti operazioni militari in Afghanistan e Libia – impiegati per ora solo nelle missioni di ricognizione e intelligence.
A conti fatti, dunque, il contingente di terra affidato a “Inherent Resolve” sarà composto da circa 300 soldati, divisi tra unità di sicurezza della base, reparti logistici e consiglieri militari che si occuperanno di assistere e addestrare le forze curde contro i miliziani dell’Is. Resta in forse l’impiego di elicotteri per il trasporto dei feriti. Escluso, per ora, l’impego di elicotteri da combattimento dato che la missione italiana non prevede la partecipazione al conflitto, almeno in modo diretto.

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