I viaggi che permettono un contatto diretto con la natura sono oggettivamente molto apprezzati. Da diverso tempo a questa parte, infatti, è maturata una forte consapevolezza dell’importanza di entrare in contatto con i ritmi genuini dei vari luoghi del mondo e di rispettare gli ecosistemi.
Il safari è una tipologia di viaggio che permette di vivere tutto questo in prima persona e di scoprire alcuni dei panorami più affascinanti del pianeta.
Poiché tra le attività principali di un safari ci sono dei lunghi spostamenti in aree selvagge e gli avvistamenti degli animali, è importante scegliere la stagione giusta per visitare un Paese piuttosto che un altro. A tal proposito il sito Stograntour.com, specializzato nell’organizzazione di viaggi di gruppo, fornisce informazioni utili a capire quando andare a fare un safari in Africa e quali mete scegliere a seconda del periodo dell’anno per vivere questa esperienza al meglio.
Come si svolge di preciso il soggiorno? Scopriamo assieme la risposta nelle prossime righe dell’articolo.
Tipologie di safari: quali sono?
Forse non tutti sanno che… esistono diverse tipologie di safari. A prescindere che la meta sia il Sudafrica o la Tanzania – il Serengeti National Park è considerato tra i safari più belli del mondo – si può parlare di diversi approcci di scoperta della natura.
Il primo è il safari a piedi. Quando lo si chiama in causa, si inquadra una vera e propria passeggiata nel parco o nel luogo da esplorare. Si tratta di un’alternativa fantastica per ammirare gli animali a una distanza minima. Lo stesso si può dire dei suggestivi panorami.
Il contro principale è legato al rischio. Non bisogna dimenticare, infatti, che gli animali girano liberi. Questo è il motivo per cui, nei grandi parchi naturali africani, è vietato entrare da soli nella zona del bush, area dove si accede unicamente se si partecipa a un safari.
Per garantire il massimo della sicurezza ai partecipanti, i gruppi dei safari a piedi sono accompagnati da due ranger, uno dei quali è armato.
Esiste anche il safari escursionistico. In questo caso, si parla di una vera e propria chicca per gli amanti del trekking, che hanno la possibilità, accompagnati da guide esperte, di esplorare zone uniche al mondo come quella del Monte Kilimangiaro. I safari con trekking sono spesso combinati con i cosiddetti game drive, la terza tipologia di safari esistente.
In cosa consiste? Nell’esplorazione della zona tramite un veicolo ad hoc. Nella maggior parte dei casi, si tratta di una jeep 4×4, condotta da una guida esperta. Difficilmente, infatti, nei parchi naturali africani è consentito il self drive. A condurre il veicolo è un autista con esperienza del luogo – tra le poche eccezioni al mondo è possibile includere il parco naturale Kruger in Sudafrica, che permette il self drive – in grado di trovare i percorsi più sicuri e, nel contempo, di guidare alla scoperta delle peculiarità della fauna selvatica.
Nella maggior parte dei casi, le direzioni delle grandi riserve naturali africane consentono di partecipare, nell’arco della giornata, a due safari game drive. Il primo parte al mattino, mentre il secondo, invece, è previsto nel tardo pomeriggio. La durata media si aggira fra le 2 e le 3 ore.
Non appena la guida ravvisa la presenza di un animale selvatico in libertà, si avvicina, ferma il veicolo a distanza di sicurezza e dà modo ai partecipanti di scattare tutte le foto che desiderano o, semplicemente, di godersi lo spettacolo.
Non è possibile scendere dal veicolo che, a seconda delle regole del singolo parco, può essere o meno dotato di tetto di copertura.
Concludiamo con un cenno ai costi, che variano da una media di 500 euro a persona per 5 giorni – nella cifra sono compresi i pasti e gli alloggi – ai 1500 per il medesimo tempo, ma con sistemazioni luxury.