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sabato, 27 Luglio 2024

Contro il matrimonio dei cristiani

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Redazione
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Nuova Società nasce nel 1972 come quindicinale. Nel 1982 finisce la pubblicazione. Nel 2007 torna in edicola, fino al 2009, quando passa ad una prima versione online, per ritornare al cartaceo come mensile nel 2015. Dopo due anni diventa quotidiano online.

Di fronte alle orribili persecuzioni sui cristiani, ci si domanda su alcuni quotidiani se non sia il caso di sollevare il problema a livello europeo. Ripetiamolo per l’ennesima volta. Uccidere le persone non è una deroga, o una semplice regola, concessa ad alcune parti del globo. Non è una parte o un’altra della diplomazia mondiale che può o deve occuparsene. Di fronte a questi gesti atroci e disumani è interessato il mondo intero. Tutti hanno il dovere, oltrechè l’obbligo, di difendere ad ogni costo la vita dell’altro.
Mi riferisco, nello specifico, ai due giovani sposi bruciati vivi in Pakistan perché accusati di blasfemia. Purtroppo le nostre democrazie, nonostante gli appelli di Papa Francesco, sono come se involontariamente continuassero a desistere nel mettere all’ordine del giorno il tema delle persecuzioni nelle società non ancora secolarizzate. Un ritardo questo che può costare molto caro. La situazione è talmente grave che lo stesso Papa Francesco torna, appunto, costantemente sulla questione definendola “peggiore di quella dei primi secoli”. Per quante forme di intolleranza religiosa ci siano nel mondo, i cristiani rappresentano oggi purtroppo la confessione più perseguitata del pianeta. Volendo ragionare sulle cause, l’aspetto più deludente e infimo consiste nel fatto che basta anche un solo piccolo episodio per accendere la miccia della violenza. In tutto ciò non bisogna sottovalutare l’aspetto di fondo, cioè quello geografico. Le persecuzioni contro i cristiani, non a caso, si concentrano in Africa, in Medio Oriente e in Asia. Regioni che stanno attraversando una profonda trasformazione e dove la religione è incosapevolmente invischiata con la politica.
C’è chi pensa che nell’informazione quotidiana le persecuzioni religiose non hanno la forza per raggiungere e mobilitare l’opinione pubblica. A questa affermazione io dico NO. Non si deve e non si può dire che di fronte al martirio dell’uomo l’opinione pubblica è ferma. Ripeto, dico NO. Anzi invito a chi legge questo articolo a dare un concreto contributo all’interno del gruppo “Onu delle religioni” nella mia pagina facebook, affinchè queste mie accorate ma umili parole possano, insieme alle vostre, diventare un ventaglio che raccoglie le sensibilità, gli appelli e gli sforzi per denunciare e stroncare questa inutile e tragica violenza sulle persone. E in particolare sulle persone che hanno l’unica “colpa” di essere credenti.
Come dice il cardinale Jean-Louis Tauran, presidente del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso: “Sono choccato, non si può restare passivi di fronte a un atto di tale barbarie. Quello che è ancora più grave è che è stata invocata la religione in modo specifico. Ora, una religione non può giustificare crimini di questo genere. Si deve denunciare pubblicamente questo tipo di atteggiamento, soprattutto perché i nostri cristiani percepiscano la solidarietà della chiesa, che è la loro famiglia. Spero in una reazione dei leader musulmani”.
Parole che non possono non invitarci alla riflessione e all’azione

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