di Piero Fassino
Sostenere – come ha dichiarato la Sindaca Appendino – che si tagliano i fondi alla cultura per evitare di chiudere degli asili e’ un affermazione demagogica, preoccupante e dannosa.
Demagogica perché si usa un argomento troppo facile per essere vero. Vi è forse qualcuno che sarebbe favorevole alla chiusura degli asili per finanziare altre spese ? Evidentemente no. Ma non sta scritto da nessuna parte che l’unico modo per finanziare la cultura sia chiudere gli asili. Non è davvero credibile che in un bilancio di oltre 1 miliardo non sia possibile recuperare i 6 milioni necessari a mantenere alla cultura le sue risorse.
Ma quell’affermazione è anche preoccupante perché rivela un’idea vecchia e sbagliata: e cioè che la cultura sia un lusso superfluo, la prima voce di bilancio da tagliare ogniqualvolta si debba far fronte a una esigenza.
È grave che non si comprenda che la cultura e’ un fattore “costitutivo” dello sviluppo. L’investimento in cultura alza la qualità e la attrattivita’ di un territorio. Nessuno va a vivere, studiare, lavorare, investire, inventare in una città desolata. Vorrà pur dire qualcosa che oggi tutte le città investano in cultura.
E, dunque, tagliare i fondi per le istituzioni culturali è una scelta dannosa perché la cultura è un motore di investimenti, di attività, di servizi, di lavoro, di turismo, di innovazione.
In questi anni Torino si è affermata come una capitale di cultura – tre ministri della cultura hanno parlato di “modello Torino” – e chiunque ha potuto constatare in prima persona quanto l’investimento culturale abbia dato a Torino più alta qualità di vita’, attrattivita di investimenti, flussi turistici impensabili, eventi internazionali e una immagine nuova e dinamica della città.
Insomma, tagliare sulla cultura significa compromettere quanto si è costruito in questi anni e mettere seriamente a rischio il futuro di Torino