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sabato, 27 Luglio 2024

Con la legge sulle unioni civili siamo più forti, possiamo proseguire il cammino di civiltà

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Nuova Società nasce nel 1972 come quindicinale. Nel 1982 finisce la pubblicazione. Nel 2007 torna in edicola, fino al 2009, quando passa ad una prima versione online, per ritornare al cartaceo come mensile nel 2015. Dopo due anni diventa quotidiano online.

di Mario Sechi

Comprendiamo benissimo le ragioni che hanno spinto alcune associazioni lgbt a convocare la manifestazione di sabato prossimo.
Abbiamo provato la stessa rabbia e delusione per lo stralcio della stepchild adoption, per l’inutile e vendicativa offesa nascosta dietro l’eliminazione dell’obbligo di fedeltà, le parole oltraggiose usate da Alfano per giustificare il suo voto favorevole e, a scanso di equivoci, continuiamo ad essere arrabbiati e ancor più determinati a riprenderci ciò che l’ignobile voltafaccia dei 5 stelle ci ha, solo per il momento, tolto.
Ma siamo anche straordinariamente felici per ciò che la legge approvata in Senato ha reso finalmente reale. L’Italia riconosce per legge l’esistenza ed i diritti delle famiglie omosessuali.
Il Senato ha approvato una legge di valore storico, ha stabilito un principio di eguaglianza nei diritti di cittadinanza delle persone omosessuali che fra qualche settimana, dopo l’approvazione alla camera e l’entrata in vigore della legge, rivoluzionerà la vita di migliaia di persone e, insieme, rivoluzionerà questo Paese, rompendo un tabù, sul piano della civiltà e della laicità dello Stato, che è di portata equivalente a quelli infranti dal divorzio e dall’aborto.
Siamo soprattutto assolutamente convinti, e le eloquenti prese di posizione di questi giorni, sul tema adozioni, da parte degli esponenti 5stelle lo confermano, che non c’erano alternative alla scelta di mettere in sicurezza, con la fiducia e alle condizioni che rendevano essa praticabile, l’impianto complessivo del ddl Cirinnà, evitando di esporlo al tiro incrociato dei suoi oppositori dichiarati e dei loro alleati occulti e scongiuntivati. Avrebbero affossato tutto, ci avrebbero trascinato per mesi in una roulette russa di voti segreti su emendamenti trappola, in grado di vanificare non solo l’articolo 5, ma tutti gli altri aspetti della proposta e, comunque, come le stupidaggini referendarie di Di Maio dimostrano, non ci avrebbero mai consentito di trovare in quell’aula i voti necessari a far approvare l’articolo 5.
Per questo è per noi motivo di dolore poter immaginare che ora e, dobbiamo dircelo, per ragioni che nulla hanno a che fare con i diritti delle famiglie omosessuali, ma con il desiderio strumentale di colpire, su questo tema, il Partito Democratico, qualcuno pensi di convocare la piazza per attaccare la legge Cirinnà, definendola un inaccettabile compromesso al ribasso o addirittura, come qualche stralunato frequentatore della lande disabitate in cui vaga la sinistra residuale ha scritto, una legge omofoba.
Noi ci auguriamo, invece, che quella del 5 maggio e le tante altre piazze che costruiremo insieme e accanto alla comunità lgbt servano a lanciare una campagna solida e vera sull’eguaglianza legale nell’accesso alle adozioni.
Non una battaglia di testimonianza, di quelle senza alcun interesse per il risultato finale ( che non appartengono alle categorie della politica, ma a quelle del civatismo) ma un percorso che, esattamente come abbiamo fatto con il ddl Cirinnà, sia ancorato ad una concreta proposta di legge. Un testo di riforma complessiva delle norme sulle adozioni che assuma tre principi: il primo è che una legge sulle adozioni è scritta per favorire le adozioni e non, come quella attuale, per ostacolarle. Il secondo è che dare ai bambini una famiglia e con essa l’affetto, le cure, le tutele e i diritti che solo essa può offrire, è sempre la scelta migliore. Il nostro Paese ha abolito gli orfanatrofi solo nel 2006, sostituendoli però con soluzioni che, nei fatti, hanno cambiato nome a ciò che era stato abolito. L’idea barbara che i bambini senza una famiglia debbano essere collocati in un istituto si cancella con le adozioni, non con le case famiglia e pazienza se qualche interessato paladino della famiglia tradizionale dovrà riconvertire il business. Terzo principio, naturale conseguenza dei primi due è che tutte le famiglie possono accogliere un bambino, purché chi le compone sia pronto e capace ad un tale gesto d’amore e di responsabilità, Che quelle famiglie siano formate da una coppia eterosessuale o da una coppia omosessuale o anche da una sola persona che, proprio con l’arrivo di quel bambino diviene genitore e costruisce una famiglia, non ha alcuna rilevanza e, se davvero ad interessarci fosse il supremo interesse del bambino, dell’orientamento sessuale delle coppie che si aprono all’adozione non dovremmo neppure parlare.
Non è così e non lo è per una semplice ed evidente ragione: agli oppositori delle adozioni da parte di coppie omosessuali dei bambini non interessa nulla; da Giovanardi a Schifani, da Alfano a Lepri, da Scilipoti a Di Maio l’unica ossessione è l’esistenza dell’omosessualità, il suo riconoscimento sociale. Punto.
Contro questo retaggio di medievale inciviltà e non contro chi ha approvato la legge sulle unioni civili dovremo ritrovarci in piazza il 5 maggio e da quella piazza ripartire con due obiettivi e due richieste immediate. La prima è che la Camera approvi subito, senza alcun esame di emendamenti e senza alcuna modifica al testo passato al senato, e quindi con il voto di fiducia, il ddl Cirinnà. La seconda è che inizi subito in Parlamento la discussione sul testo di riforma della legge sulle adozioni. La responsabilità primaria di avviare questo percorso è del partito democratico e così come sulle Unioni civili questo percorso va avviato con le modalità e le regole che il Partito Democratico si è dato. Tutti avranno modo di esprimere il loro pensiero, ognuno potrà esprimere e motivare il suo dissenso e invocare, ci mancherebbe, la sua personale libertà di coscienza, ma a nessuno sarà concesso potere di veto o spazi di interdizione volti ad impedire al Pd di assumere le decisioni necessarie. Nessuno potrà dire, come è successo in passato, che l’argomento non è nell’agenda politica, nessuno potrà dire che non si può decidere perché così sarebbe a rischio l’unità del partito e nessuno, dalla presidenza di una direzione, potrà togliere la parola chi pone il tema del pieno riconoscimento, anche in tema di adozioni, dell’uguaglianza, nei diritti e nei doveri, fra persone eterosessuali e persone omosessuali. Il Partito Democratico completerà il percorso riformatore iniziato con il ddl Cirinnà, riconoscendo piena parità di diritti e di doveri alle famiglie eterosessuali e a quelle omosessuali. Solo dopo aver fatto questo potremo anche discutere di maternità surrogata, che è argomento delicato e complesso, che merita approfondimenti e forse anche interventi legislativi, ma che non può essere usato, solo e proprio oggi, per ostacolare e condizionare il confronto sulle adozioni. Perché le due cose, come è evidente in ogni studio sulla diffusione della maternità surrogata e come può facilmente comprendere ogni mente libera da pregiudizio, non hanno alcuna relazione.

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