I sindacati, presentano il conto alla Città metropolitana, e lo fanno con una lista di temi irrisolti mai affrontati o rimandati, che non possono più essere rinviati o ignorati. Attraverso una nota congiunta (leggi QUI), CGIL CISL e Uil richiedono alla Sindaca Appendino di condividere, entro una settimana, un calendario di incontri su singole tematiche rimaste in sospeso nel corso degli anni a causa di uno stallo delle relazioni sindacali, di un accumulo di questioni irrisolte e di un aggravarsi di problemi evidenziati dalle Organizzazioni Sindacali Confederali rimasti inascoltati fino a oggi.
Tre le questioni più urgenti da affrontare: attuazione del piano assunzioni; risorse salariali del personale e le gravi criticità del Dipartimento Ambiente.
“Il problema – sottolinea Francesco Nannetti, Rsu CGIL Città metropolitana – non è che non ci siano stati incontri in questi anni, ma che temi importanti sono stati volutamente elusi. C’è l’urgenza di dare una svolta alle assunzioni del personale. Le assunzioni sono ferme nonostante sia stato approvato un piano assunzionale. Stiamo assistendo ad una continua diaspora di personale a causa di mobilità esterne e pensionamento. Nel 2020, sono state assunte meno di 5 persone in città metropolitana a fronte di 60 cessazioni di lavoro. Di questo passo non saremo in grado di garantire neanche le funzioni di servizio pubblico di base, parlo di manutenzione delle strade, degli edifici scolastici. Siamo di fronte ad una situazione che mette a rischio le funzioni di base al cittadino”.
“Non meno trascurabile è il tema delle risorse salariali – prosegue Nannetti – In questi anni si sono registrati tagli al salario accessorio del personale. Da tempo la Città metropolitana non investe neppure un euro da destinare alle persone. Un paradosso se pensiamo che a una riduzione del personale e ad un aumento dei carichi di lavoro, corrisponde una riduzione salariale, ad esclusione dei dirigenti che non vedono erosi i propri compensi”.
Quello che i sindacati, in maniera unitaria, ribadiscono, è una mancanza di visione, di prospettiva: intere funzioni lasciate in carico ad una sola persona, nessun tipo di programmazione, nessun investimento per concorsi futuri; una gestione ordinaria sempre più faticosa per mancanza di figure stabili di riferimento. Oggi, sono circa 800 i dipendenti della Città metropolitana, quasi tutti tra i 50 e i 55 anni.
“Nel caso in cui il nostro appello non venga preso in considerazione in tempi brevi – ribadisce Nannetti – proclameremo lo stato di agitazione e organizzeremo una mobilitazione pubblica che coinvolga tutti i dipendenti. Le istanze che portiamo sul tavolo arrivano dal basso, non di certo dai vertici. Si tratta di questioni che non riguardano solo “gli interni” ma le funzioni e i servizi al cittadino che non è detto possano continuare ad essere quotidianamente garantiti, col rischio di ripercussioni gravi su tutti i cittadini dell’area metropolitana, soprattutto in quelle aree di cintura, più periferiche, i cui sindaci fanno già grande fatica”.