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mercoledì, 4 Dicembre 2024

Cinque Stelle attaccano Laus, ma lo stesso "peccato" lo ha commesso Appendino

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Nuova Società nasce nel 1972 come quindicinale. Nel 1982 finisce la pubblicazione. Nel 2007 torna in edicola, fino al 2009, quando passa ad una prima versione online, per ritornare al cartaceo come mensile nel 2015. Dopo due anni diventa quotidiano online.

La conflittualità in politica rappresenta la normalità e in campagna elettorale succede di tutto. Si sa. Succede, ad esempio, che si accusi un avversario politico senza sapere che la Giunta del proprio partito sta commettendo gli stessi “peccati” per i quali si è pronti a puntare il dito.
È di oggi l’attacco di Matteo Mantero e Vilma Moronese capigruppo del Movimento 5 Stelle Camera e Senato a Mauro Laus, candidato per il Partito Democratico al Senato per il collegio uninominale di Torino e al segretario nazionale Matteo Renzi che lo ha candidato.
Sotto accusa gli anni in cui Laus, presidente della cooperativa Rear, avrebbe sottopagato i dipendenti pagandoli 4 euro l’ora. «Lo stesso Laus che oggi si dichiara a favore del “reddito minimo” nei fatti è la negazione della dignità del lavoro. Chiaro che Renzi l’abbia scelto», denunciano Mantero e Moronese.
Non si fa attendere la risposta del candidato senatore Pd che ribatte sui social con un video in cui, oltre a prendere le distanze dalla strada della diffamazione personale che a suo parere hanno imboccato i grillini in questa campagna elettorale, li invita a informarsi meglio e a guardare a quanto sta facendo la sindaca Appendino proprio in tema di appalti e salari da fame.
«Solamente qualche giorno fa – dichiara Laus – il Comune di Torino, guidato dalla giunta di Chiara Appendino, tramite la sua finanziaria Fct, ha assegnato una gara per l’affidamento del servizio di reception e guardiania in suo stabile alla cifra di 9.49 euro lordi, dei quali ragionevolmente solo 4 euro finiranno nella bustapaga dei dipendenti. E ora, che cosa ne pensano i capigruppo del M5S che oggi mi attaccano? Sono pronti ad accusare anche la sindaca di Torino? Il problema dei cosiddetti “salari da fame” negli appalti pubblici è strutturale e dare la colpa agli imprenditori è stato un alibi fin troppo comodo nel corso degli anni».
«Per questa ragione – conclude  Laus- devono cambiare le regole: con un salario minimo orario stabilito per legge sotto la quale nessun contratto e nessun appalto possano scendere».

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