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sabato, 27 Luglio 2024

Chiudiamo il Cie di corso Brunelleschi: approvata la mozione in Comune

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Torino chiede a gran voce l’abolizione del Cie di corso Brunelleschi. La Sala Rossa ha approvato oggi una mozione presentata dal gruppo di consiglieri di Sel e Pd che chiede al governo la chiusura definitiva del centro di identificazione ed espulsione. A firmare la proposta sono stati Marco Grimaldi (Sel), Michele Curto (Sel), Lucia Centillo (Pd), Domenica Genisio, (Pd), Laura Onofri (Pd), Marta Levi (Pd), Michele Paolino (Pd), Gianni Ventura (Pd), Mimmo Carretta (Pd) e Giovanni Porcino (Moderati).
Torino città da record, quindi, dal momento che è la prima grande metropoli a chiedere l’abolizione dei Cie.
La mozione è arrivata dopo diversi sopralluoghi dei consiglieri comunali, che hanno riscontrato che nel centro sono presento 85 persone, 73 uomini e 12 donne, in condizioni precarie non solo dal punto di vista materiale ma anche psicologico: uno su tre, infatti, fa uso di ansiolitici e antidepressivi. Per non parlare degli sprechi, con 78 mila euro a posto letto, con l’ampiamento di tre anni fa costato 14 milioni di euro.
Grande soddisfazione in aula, in primis del primo firmatario Grimaldi, che commenta: «I cpt non andavano pensati e realizzati. Finalmente in tanti, come noi iniziano a sostenere che i cie vanno chiusi perché hanno manifestato il loro totale fallimento. Il senso è semplice: rinchiudere immigrati senza documenti sino a 18 mesi, è una inqualificabile violazione dei diritti umani oltre che uno spreco di risorse pubbliche. Al fine di evitare sofferenze inutili a coloro che vi sono detenuti, di operare risparmi virtuosi alla spesa pubblica e di sanare una grave lacerazione ai principi costituzionali, la chiusura dei cie costituisce un imperativo urgente per Torino e per l’Italia».
Esprime perplessità invece la consigliera dei Moderati Barbara Ingrid Cervetti. «Concordo nel giudicare negativamente l’esperimento dei cie – dice – Non ha risolto e non risolve il problema della clandestinità e richiede un investimento considerevole in termini economici. Allo stesso tempo non credo sia ragionevole chiuderli senza aver già individuato un percorso alternativo per gestire il fenomeno clandestinità che, non possiamo negarlo, è un problema per le istituzioni ed i cittadini».

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