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sabato, 27 Luglio 2024

Checco Zalone e il suo “Cielo a catinelle” per Forza Italia sono simboli dell'anticomunismo di Berlusconi

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Nuova Società nasce nel 1972 come quindicinale. Nel 1982 finisce la pubblicazione. Nel 2007 torna in edicola, fino al 2009, quando passa ad una prima versione online, per ritornare al cartaceo come mensile nel 2015. Dopo due anni diventa quotidiano online.

E all’improvviso Checco Zalone diventa un simbolo per il centrodestra.
Il protagonista di “Sole a catinelle”, film di Gennaro Nunziante che ha incassato quasi 50 milioni di euro da quando è in programmazione, da alcune settimane, sarebbe il simbolo della filosofia anticomunista di Forza Italia. A dirlo è l’organo interno del gruppo parlamentare del Forza Italia “Il Mattinale” Nella nota “il Checco Zalone pensiero” viene ripreso come un punto di riferimento per il movimento di Berlusconi.
«Siamo un po’ come gli ebrei, che amano le barzellette su se stessi e se le raccontano, perché in fondo sono espressione di appartenenza. In un celebre saggio del 1961, Umberto Eco spiegò perché Mike Bongiorno avesse successo. In “Fenomenologia di Mike Bongiorno” scrisse che il creatore e presentatore di “Lascia o raddoppia?” raffigurava l’animo dell’italiano medio. Ovviamente Eco trattava questo italiano medio con l’ovvio disprezzo che le elite dispiegano verso la gente comune. È noto infatti che “l’intellighenzia ama il popolo ma non sopporta la popolazione” (Solgenitsin). Però Eco diceva la verità. Mike Bongiorno per lui era il prototipo del moderato. Noi ieri abbiamo scritto, repetita juvant. “Zalone. Qualcuno l’ha notato? Siamo prudenti nel dirlo perché non vorremmo iniziasse un boicottaggio come quello contro i pompelmi degli israeliani. Il film “Sole a catinelle” di Checco Zalone esprime in pieno la filosofia positiva, generosa, anticomunista, moderata, serena di Berlusconi e di Forza Italia».
Poi conclude Il Mattinale: «La sinistra è schiattata di invidia. Su tutti i giornali le nostre tre righe e mezzo sono diventate articoli irritati dove il minimo che ci veniva attribuito era il furto con scasso. O il tentativo di subornazione di incapace (rivelatore un titolo di quotidiano secondo cui arruoleremmo Zalone “a sua insaputa”). Il fatto è che la sinistra non si rassegna all’idea che la casamatta della cultura popolare, la quale secondo Gramsci andava occupata subito, sia sfuggita loro di mano. E allora rosicano”. “Poveretti, come soffrono. Zalone è un genio non perché sia berlusconiano (non lo sappiamo, affari privati suoi) ma perché il colore della sua risata è il nostro. E la sinistra non può farci niente».

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