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sabato, 27 Luglio 2024

Caso Cacao, chiuse le indagini. Morano rischia un rinvio a giudizio

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Il pubblico ministero Gianfranco Colace ha chiuso le indagini per un presunto tentativo di concussione, (a cui si sono aggiunti ora i reati di corruzione e truffa) che vedeva indagato il consigliere comunale Alberto Morano.
Accuse contestate, a vario titolo, oltre a Morano e ai già iscritti al registro degli indagati Ferdinando Montalbano, ex gestore della discoteca Ippopotamo, Angelo D’Amico, ex consigliere comunale, l’imprenditore Antonio Biondino, anche al gestore della discoteca Patio Davide Lunardi.
L’inchiesta era nata dopo che il gestore del locale Cacao, Claudio Barulli, il legale della società Kronos Srl, Alessandro Mautino (genero di Barulli), avevano presentato un esposto alla Procura su una presunta estorsione.
Una richiesta di denaro che sarebbe stata fatta al titolare del Cacao per evitare che Morano denunciasse in Sala Rossa i presunti abusi edilizi presenti nel locale del Valentino.
Secondo l’accusa l’ex candidato sindaco per il centrodestra, che da consigliere ha portato avanti una battaglia su locale, il quale nonostante un abuso edilizio accertato è stato riaperto in tempi brevi, avrebbe chiesto 220 mila euro in cambio della cessazione degli attacchi in Consiglio comunale.
Nella ricostruzione dei magistrati il denaro sarebbe stato chiesto in due occasioni al Barulli: prima i 200 mila euro e poi altri ventimila. I gestori del Cacao avrebbero registrato le richieste con il cellulare, ma Alberto Morano non sarebbe stato presente quando avvenivano i fatti. Per questo la linea difensiva è che qualcuno degli indagati avesse usato il nome del consigliere comunale per ottenere il denaro.
Quando venne iscritto nel registro degli indagati Morano, che è difeso dall’avvocato Alberto Mittone, aveva immediatamente chiesto di essere ascoltato dagli inquirenti.
Ora la notizia della chiusura di indagini e la mancata archiviazione. Morano avrà  venti giorni per presentare una memoria e chiedere di farsi nuovamente ascoltare dal magistrato, prima di un possibile rinvio a giudizio con la fissazione dell’udienza preliminare.

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