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martedì, 22 Ottobre 2024

Caselle da record? Ma resta il 13esimo aeroporto d’Italia

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Che bello! Ci raccontano che l’Aeroporto di Caselle festeggia il 35esimo mese consecutivo di crescita. Aumenta il volume dei passeggeri (+9,3 per cento) e vengono inaugurate nuove rotte. Almeno, queste sono le notizie che rimbalzano nelle ultime ore, di cui si è occupato, con fare encomiastico, anche il Tg3 Regionale Piemonte.
Volendo però osservare oggettivamente la realtà delle cose, inserendola nel quadro italiano, ci troviamo di fronte ad una situazione meno ottimistica.
Da una parte, Torino: la quarta città d’Italia per popolazione, capoluogo di una delle principali regioni italiane per pil, nonché tra le città con il più alto tasso di crescita in termini di turismo. Dall’altra, vi è il tredicesimo aeroporto d’Italia per volume di passeggeri, la cui crescita, in realtà, è in linea con la maggior parte dei principali aeroporti italiani e che manca, ancora, di un’efficiente rete di collegamenti con il resto della regione.
Ma i problemi di Caselle vanno cercati lontano nel tempo: quando l’aeroporto, pur a maggioranza pubblica, vide assegnata la gestione ad un socio privato.
In Sagat, per anni, è stato messo da parte l’obiettivo di dare vita ad un piano industriale coerente e indirizzato allo sviluppo dell’aeroporto in chiave, per così dire, pubblica: pensando, cioè, alle esigenze di Torino, del Piemonte, e dei cittadini.
Vi fu, a riguardo, un interessante intervento del Politecnico, circa quindici anni fa, che elaborò un’indagine commissionata dall’Agenzia per i servizi pubblici: la società era, de facto, controllata in tutto e per tutto dall’amministratore delegato Fabio Battaggia, espressione della minoranza espressa dal Gruppo Benetton e che poi passò, nel post Olimpiadi, a guidare l’Aeroporto di Firenze, dopo sei anni di amministrazione di Caselle forse non così prioritariamente sensibile agli interessi del territorio torinese e piemontese.
La ricerca del Politecnico evidenziò quanto, a fronte di un aumento delle entrate commerciali, gli obiettivi di sviluppo rispetto al volume di traffico furono disattese, così come le promesse rispetto ad un aumento del volume di traffico merci. Questo perché, in realtà, l’interesse si focalizzava soprattutto sulle entrate no-fly, cioè su quelle commerciali.
Tale fu la linea che guidò la gestione dell’aeroporto per anni: approfittare del trend di ripresa post 11 settembre, generalizzato – in linea, se non inferiore, con quello degli altri scali italiani – per annunciare i grandi risultati raggiunti, pensando in realtà al lato commerciale e senza investire in un piano industriale concreto e ambizioso che potesse, effettivamente, far fare al nostro aeroporto il salto di qualità. Si perse così un’opportunità dopo l’altra – a partire da quella rappresentata dalle Olimpiadi del 2006 – per trasformare Caselle in un vero punto di riferimento per il Piemonte e per l’Italia o, ancora meglio, in un hub di riferimento per il bacino del Mediterraneo.
Un aneddoto che credo sia esemplare di come Caselle sia stata gestita in modo non adeguato per oltre un decennio è questo: a seguito della legge 81 del 93 e della legge Bassanini, che avevano ristretto gli ambiti di influenza diretta dell’amministrazione comunale, nel 1997, il Consiglio Comunale di Torino, che presiedevo in quanto Presidente, diede vita all’Agenzia per i servizi pubblici locali incaricata, tra le altre cose, di analizzare i dati dell’aeroporto torinese e vigilare sui servizi offerti, operando anche in una chiave di customer satisfaction. Ecco, l’attenzione della gestione della allora Sagat per il pubblico fu tale che, inizialmente, l’amministratore delegato si rifiutò di fornire i dati di Caselle, sino a quando non fui costretto ad intervenire personalmente. Tra l’altro, ma qui andremo fuori tema, considero un enorme errore, purtroppo commesso dall’amministrazione Fassino, anche quello di aver abolito l’Agenzia, presidio a tutela del cittadino consumatore.
Guardando al domani, dunque, non possiamo limitarci ad accontentarci di una crescita che rispecchia, per lo più, il trend generale. È inutile sottolineare l’importanza strategica e logistica che il settore aeroportuale può rappresentare per lo sviluppo di un territorio e, altresì, il ruolo fondamentale che riveste per attrarre investimenti da parte di grandi compagnie.
Occorre allora considerare i dati di crescita attuali per quello che sono: un semplice, ulteriore, segnale, delle potenzialità che Caselle non è ancora stata in grado di esprimere, a causa di gestioni non all’altezza delle possibilità del nostro territorio.
Oggi, approfittando anche dell’aumento del flusso turistico di Torino, abbiamo forse l’ultima possibilità di correggere gli errori commessi in passato e di ripensare ad un piano di sviluppo ambizioso.

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