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sabato, 27 Luglio 2024

Cambiare si può… dipende solo da noi

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Nuova Società nasce nel 1972 come quindicinale. Nel 1982 finisce la pubblicazione. Nel 2007 torna in edicola, fino al 2009, quando passa ad una prima versione online, per ritornare al cartaceo come mensile nel 2015. Dopo due anni diventa quotidiano online.

L’anno che appena abbiamo lasciato alle nostre spalle è stato il peggiore della storia della nostra Repubblica dal punto di vista politico, sociale e morale.
Questa mia valutazione è stata asseverata dal capo dello Stato nel suo saluto rivolto a tutte le italiane e gli italiani la sera del 31 dicembre scorso.
Le numerose fattucchiere che operano indefessamente da troppi anni nei partiti hanno concorso ulteriormente ad abbassare l’asticella del degrado della politica determinando una più che preoccupante crescita della sfiducia in larghi settori dell’opinione pubblica con chiazze di vera disperazione.
I mesi che ci stanno di fronte possono essere decisivi per la risalita della china ad una condizione: che tutti i sinceri democratici e tutti coloro che sono radicalmente antifascisti, contro ogni forma di violenza, per la giustizia, per l’uguaglianza, la difesa non soltanto della Costituzione ma per l’attuazione dei princìpi in essa contenuti, sappiano scuotersi e far sentire la loro voce.
Non si può rimanere indifferenti di fronte all’onda montante del qualunquismo, del populismo demagogico, del disfattismo di chi urla, sproloquia con discorsi infarciti di volgarità, facendo credere di essere l’unico interprete del profondo, reale malessere diffuso in tutto il Paese.
Peggio ancora sarebbe illudersi di aver chiuso per sempre la partita con il piazzista imbonitore che per vent’anni ha fatto credere di possedere virtù taumaturgiche perché «unto del Signore».
Anche se il Cavaliere ha di fronte a sé conti pesanti da saldare con la giustizia, l’infezione che ha largamente diffuso nel Paese durante il suo regno non si estirpa con la sua caduta politica.
Si tratta di un male tutt’altro che oscuro, sedimentato nelle viscere umane, un concentrato di egoismo, individualismo, prepotenza, privo di rispetto, di tolleranza nei confronti del prossimo, pregno di sbrigative vocazioni autoritarie e caratterizzato da profonda ignoranza e irrazionalità.
Un male tutt’altro che inguaribile se si ha la forza e la volontà di contrastarlo con gli anticorpi del rigore, della coerenza, della dignità.
Il guaio è che, soprattutto a partire dagli anni ’80, è iniziato il disarmo delle coscienze, con la rincorsa alla falsa modernità, spacciando come nuove vetuste pratiche tipiche del più becero conformismo.
Il quadro che ci offre l’Italia a questo riguardo è illuminante e nello stesso tempo preoccupante.
Milioni di nostri concittadini (che non vanno demonizzati, tanto meno considerati nemici) nella loro disperazione hanno riposto le loro speranze in movimenti come le 5 Stelle di Grillo, la Lega di Maroni-Salvini e dei Forconi (questi ultimi hanno già preannunciato nuove iniziative di piazza).
A questa massa di popolo vanno aggiunti tutti coloro che, disgustati, hanno deciso di mettersi in “lista d’attesa”, formando un nuovo, eterogeneo ma consistente virtuale partito, quello dell’astensione.
La prateria su cui lavorare per risalire la china è dunque immensa.
Le soluzioni miracolistiche non esistono, tantomeno un novello uomo della provvidenza.
Il cambiamento può essere determinato soltanto da un costante impegno di coloro che credono in determinati princìpi e valori e che intendono dare un senso alla propria esistenza e un futuro per i propri figli e non vivere come dei beoti.
Rigore, coerenza e dignità devono essere le linee guida se si vuole realmente cambiare. Le condizioni per ottenerlo ci sono. Dipende solo da noi.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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