Si è fatto attendere ben nove ore il verdetto con cui la VI sezione penale della Cassazione presieduta da Nicola Milo ha assolto Silvio Berlusconi dalle accuse di concussione e prostituzione minorile nell’ambito del processo Ruby. La pronuncia arriva dopo che nella mattina di ieri il procuratore generale della Cassazione Eduardo Scardaccione aveva chiesto alla Corte di annullare con rinvio la sentenza con cui lo scorso 18 luglio i giudici d’Appello avevano assolto l’ex premier.
La suprema corte ha accolto in toto l’impostazione dei giudici di secondo grado, che faceva riferimento a una sentenza della stessa Cassazione a Sezioni Unite in cui veniva circoscritta la fattispecie “concussione per costrizione” alle sole «limitazioni radicali della libertà». Per Scardaccione, invece, i fatti contestati a Berlusconi erano «pienamente provati», a partire dalle telefonate (quattro) con cui nel 2010 l’ex Cavaliere chiedeva ai funzionari della Questura di Milano di rilasciare l’allora minorenne Ruby: proprio questo episodio secondo il procuratore s’inquadrava nel reato di concussione per costrizione, avendo l’imputato esercitato «una pressione irresistibile» attraverso una «violenza grave e perdurante» sul destinatario della telefonata, il capo di gabinetto Pietro Ostuni.
Quanto alla prostituzione minorile, i giudici di secondo grado avevano ritenuto che non fossero emerse prove sufficienti ad affermare con certezza che Berlusconi fosse a conoscenza della minore età di Ruby, al secolo Karima El Mahroug. Secondo Scardaccione, invece, la prova che Berlusconi fosse perfettamente al corrente dell’età della ragazza sta nel fatto che mandò in Questura l’allora consigliera regionale Nicole Minetti per chiederne l’affidamento, un istituto che «si usa solo per i minori».
Che ad Arcore ci fosse un giro di prostituzione non lo nega nemmeno Franco Coppi, uno dei legali dell’ex premier, il quale però ha scaricato le responsabilità sui funzionari della Questura e sulla Minetti, che quella notte secondo l’avvocato si sarebbe comportata «con disinvoltura».
In primo grado Silvio Berlusconi era stato condannato a sette anni, di cui uno per favoreggiamento della prostituzione minorile e sei per il reato più grave, la concussione.
Attualmente, Berlusconi insieme ai suoi legali e ad alcune delle “olgettine” è indagato a Milano in un fascicolo aperto pochi mesi fa dalla Procura, che ipotizza la corruzione in atti giudiziari: l’accusa per l’ex presidente del Consiglio è di aver pagato le ragazze perché tacessero o fornissero versioni di comodo sulle serate a villa San Martino.