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Avviso di sfratto

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di Battista Gardoncini

Potevano semplicemente dirgli “vattene”. Hanno preferito parole più felpate, ma la sostanza non cambia, e per Matteo Renzi sarà difficile ignorare l’avviso di sfratto che il governatore del Piemonte Sergio Chiamparino e il sindaco di Milano Beppe Sala gli hanno recapitato questa mattina dalle colonne di Repubblica. Poche righe, dove all’ex presidente del consiglio viene formalmente riconosciuto il merito di essere stato “protagonista di un serio percorso riformista”, ma gli si fa notare che “anche per lui” dopo la sconfitta referendaria nulla è più come prima, e che se vuole continuare a proporsi alla guida del PD e successivamente del governo deve cambiare obbiettivi, uomini e strategie. E soprattutto deve abbandonare l’idea delle elezioni anticipate, che sarebbero deleterie per il paese.

Chiamparino e Sala sono uomini di notevole peso tra gli amministratori locali di centro sinistra, e non soltanto per l’importanza dei territori che amministrano. Hanno storie personali molto diverse, e a modo loro, con qualche distinguo, sono stati vicini a Renzi e al suo tentativo di rottamare la vecchia politica. Due generali nell’esercito degli eletti che nel corso degli anni sono diventati la spina dorsale di un partito profondamente cambiato, un partito dove la militanza, e a volte anche le idee, contano meno di un posto in giunta o in un consiglio di amministrazione. La loro lettera è qualcosa di più di un normale contributo al dibattito precongressuale del PD: indica che quell’esercito non crede più nella disinvoltura mediatica del suo leader azzoppato e lo sta abbandonando.

Nella lettera, annegati nella fuffa delle generiche ovvietà sull’Europa e il futuro del paese, ci sono riferimenti molto precisi, che la trasformano in una sorta di ultimatum nei confronti di Renzi. Per presentarsi agli elettori, secondo Chiamparino e Sala, “serve un progetto forte e ambizioso, ancora tutto da scrivere e da condividere”. Dunque se ne riparlerà nel 2018, alla scadenza naturale della legislatura. Gentiloni, perfidamente inserito dai due in un elenco di “gente seria” comprendente Giorgio Napolitano, Sergio Mattarella, Pierluigi Bersani e Enrico Letta, deve lavorare in pace, anche perché serve una nuova legge elettorale. Basta con le contrapposizioni e le prove di forza, che tra l’altro mettono in pericolo la stabilità di parecchie amministrazioni locali. Oggi bisogna avere “una maggiore e diversa capacità inclusiva”.

Ce ne sarebbe a sufficienza per far fischiare le orecchie anche a persone meno reattive del nostro ex presidente del consiglio. Ma nel dubbio Chiamparino e Sala preferiscono essere chiari fino in fondo. «Il Pd – scrivono – non ha e non avrà certamente la possibilità di governare da solo, ma ha il compito di restare il punto di riferimento del vasto schieramento di chi si riconosce nella sua cultura riformista. Per questo è decisivo per Renzi non rinchiudersi in gruppi ristretti ma avere la disponibilità a veleggiare in mare aperto con nuovi equipaggi non necessariamente composti da persone di stretta osservanza del capitano. Anche da questa disponibilità dipende l’aggregazione al suo progetto di tante forze innovatrici, fra le quali ci annoveriamo anche noi, che possono aiutare il Paese a trovare la giusta rotta».

Impossibile oggi azzardare previsioni sulla disponibilità di Renzi a accogliere il suggerimento. Ma non si può negare che questa lettera metta una pietra tombale sulla sua illusione di vincere facilmente il congresso del PD, e riapra giochi che parevano definitivamente chiusi dopo la scissione del partito.

oltreilponte

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